La Via ermetica (da átopon Vol. VI)

Françoise Bonardel
Tr. it., Marco Pasi, Atanòr, Roma 1998
Tit. orig., L’Hermétisme, P.U.F., Parigi 1985

Maria Pia Rosati

All’inizio del III millennio, dal momento che la globalizzazione ci forza a guardare all’interazione del mondo culturale occidentale con le altre culture, diventa ancora più urgente ed inquietante la domanda sulla direzione, sul senso del cammino della umanità.

Quale la meta da raggiungere?

Quali i più importanti miti e le ideologie che la sostengono e la indirizzano?

viaermeticaF. Bonardel nella sua opera Filosofia dell’Alchimia, Grande Opera e Modernità  ha esaminato, attraverso una analisi dei miti, il male profondo della nostra epoca che ha definito una Wast land ammalata di faustismo e di prometeismo, disincantata, alla ricerca di un nuovo farmaco che sia capace di curarne il male e dare una nuova speranza.

In La Via ermetica, pubblicato in una prima edizione a Parigi, e riproposto nella nuova edizione italiana, l’autrice si sofferma sulla tradizione (nel senso originale di trasmissione) ermetica, cioè su quella corrente di pensiero miticamente e storicamente fondata sugli Hermetica e più in particolare sulla famosa Tavola di Smeraldo ( Tabula Smaragdina ), e cerca di illuminarci sul significato o sui significati della stessa.

Si tratta innanzitutto di una visione del mondo fondata sulle “simpatie” che uniscono il macrocosmo e il microcosmo. Proprio per il fatto di aver costantemente affermato un desiderio di unità, l’ermetismo fu chiamato a essere una risorsa in quei momenti di transizione della storia delle idee durante i quali l’uomo ricercò un nuovo orientamento verso una speranza di salvezza e di rigenerazione spirituale che non passasse attraverso chiese costituite o sistemi di conoscenze riconosciuti.

Si può dire che le più interessanti correnti di pensiero del Novecento (come la storia delle religioni, la psicologia del profondo, l’antropologia dell’immaginario) che si sono poste la questione della ricerca del senso siano sotto la tutela di Ermete e per questo definite ermeneutiche,. «Dovremmo vedere nelle metamorfosi di Ermete lungo i secoli la prova della sua abilità nel trattare (…) le relazioni sempre complesse tra l’Uno e il molteplice, tra la materia e lo spirito. Ermete forse non è altro che l’ermeneuta per eccellenza, colui che presiede a tutte le vere rinascite, a tutte le trasformazioni (…)» (p. 16).

Il saggio di F. Bonardel si divide in due parti.

La prima parte, La rivelazione di Ermete, è dedicata all’ermetismo antico, all’esame dei testi che costituiscono il Corpus Hermeticum e alle testimonianze antiche intorno ai testi sacri di Ermete e alla religione cosmica ermetica. Questa prima parte si chiude con la domanda se l’ermetismo sia una gnosi.

Secondo la Bonardel possiamo parlare di gnosi in quanto la rivelazione del Noûs-Dio, mediata da Ermete, consente all’iniziato di salvare l’elemento divino che ha in sé (senza tuttavia averne conoscenza) e di intrattenere un rapporto con Dio e con la Natura che non sia né di tipo razionale né esclusivamente mistico. La parte più originale di questa rivelazione risiede nell’importanza attribuita all’arte della mediazione, alla visione animata dell’universo, all’affermazione del carattere indissociabile della rivelazione e dell’occultamento.

Al di là di ogni considerazione filologica sulla combinazione di materiale eteroclito e talvolta contraddittorio confluito nel fenomeno dell’ermetismo, F. Bonardel sottolinea che l’ermetismo si propone principalmente come il luogo di una tensione ermeneutica tra due atteggiamenti spirituali divergenti, il cui antagonismo siamo invitati a superare. È proprio questa tensione ermeneutica a spingerci a prendere coscienza che non possiamo mai credere di aver trovato in una qualche dottrina la vera riunificazione, in quanto essa è una esigenza, una aspirazione alla unità originale, un cammino che ognuno dovrà singolarmente ripercorrere.

La seconda parte, La tradizione ermetica, si propone di guidarci attraverso il labirinto costituito dalle molteplici arti e manifestazioni culturali poste sotto il segno di Ermete.

Con il termine di tradizione ermetica viene designata una vasta corrente dai confini assai incerti e dalle molteplici ramificazioni (Filosofia occulta, Magia naturale, Alchimia, Teosofia) ma il cui senso è innanzitutto il rifiuto di scindere il sapere in regioni rivali.

«Quella che viene chiamata filosofia ermetica – scrive l’autrice – è lo specchio più sottile di un mondo rischiarato dalla luce divina, infinitamente riflessa in ognuna delle sue particelle create. (…) Tutti i filosofi che seguono la dottrina di Ermete sono accomunati dallo svolgere una stessa ricerca che è ermetista in quanto collega tra loro attraverso corrispondenze i diversi piani di una realtà unica ma interiormente differenziata nei suoi vari aspetti. Il momento più significativo di un felice incontro ai confini del mito e della storia, della religione e della magia, tra la cultura occidentale e lo spirito di Ermete fu forse il Rinascimento, affascinato dai temi della riconciliazione e dell’unificazione diversificata, dal ritorno alle origini e dal progresso».

Di notevole interesse il capitolo Ermetismo ed ermeneutica dedicato alle ermeneutiche contemporanee esplicitamente o implicitamente poste sotto il segno di Ermete: psicologia del profondo, storia delle religioni, antropologia dell’immaginario.

Gilbert Durand, fondatore dell’antropologia dell’immaginario, maestro ed amico di F. Bonardel, in tutte le sue opere, e segnatamente in Science de l’Homme et Tradition , ha studiato in particolare il sorgere delle ermeneutiche e il fenomeno del riorientamento della cultura occidentale del XX secolo verso nuovi orizzonti. Le ermeneutiche, scienze della “comprensione”, hanno posto come prioritaria e imprescindibile “la questione del senso” e hanno affermato l’irriducibilità dei metodi delle scienze umane rispetto a quelli delle scienze naturali.

L’ermeneutica non pone infatti la comprensione all’interno di un sistema che si esprime in termini di verità o di errore. Essa indica un percorso di pensiero “iniziatico” che attraverso la relazione profonda con il mito e le immagini simboliche ed archetipiche trova in un’arcaicità originaria il polo di orientamento per un tragitto di conoscenza che medi le pluralità e equilibri gli antagonismi. «Se il ‘cangiante Ermete’ viene invitato a fare da guida è perché, tra tutti gli dei, è il più bravo a legare e a sciogliere, a stabilire le mediazioni tra l’anima (sempre singolare e non di meno aperta al mondo) e l’universalità dei simboli e dei miti, tra il sacro e il profano».

Tra gli ermeneuti contemporanei Martin Heidegger è quello che con più forza di convincimento ha indicato al mondo contemporaneo la necessità di ritrovare il silenzioso raccoglimento all’ascolto dell’essere già prefigurato nell’invito al silenzio di Ermete Trimegisto. «Ermes è il messaggero degli dei. Egli reca il messaggio del destino: hermeneuein è quell’esporre che reca un annuncio, in quanto è in grado di ascoltare un messaggio. (…) Da tutto ciò risulta chiaro che hermeneuein non significa primariamente interpretare ma, prima di questo, portare messaggio ed annunzio» (M. Heidegger, In cammino verso il linguaggio , Mursia, Milano 1988, p. 104).

Maria Pia Rosati


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