Andare a oriente

Giuseppe Lampis

Da Pólemos e il nulla. Filosofia della II Guerra mondiale, 2004 (2018),
Libro V, Eserciti del tempo e del non tempo, cpp. 14–18

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In verità, sono gli gnostici a credere possibile un’inversione istantanea del giro delle cose del mondo; l’inversione del tempo è effettiva se fa uscire dal tempo, e deve per forza avvenire nell’istante, perché l’istante pur risiedendo nel tempo è fermo. Una stranezza – un « átopon »lo chiama Platone nel Parmenide. Ma chi sa cogliere l’istante? Chi sa trovare il luogo in cui il tempo si ferma?

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Shihaboddin Yahya Sohrawardî

Nell’antico racconto greco, l’umanità è inaugurata dalla vittoria del tempo sul non–tempo, ai primordi, nel duello di Zeus con Crono. Crono – a dispetto del suo nome apparente – non è il tempo, è invece il non–tempo, il tempo è Zeus.

La loro lotta, che ha coinvolto e regolato il mondo, era la lotta tra tempo e non–tempo. Una lotta che da allora non cessa di essere sottesa al mondo attuale.

Il tempo congeniale con gli eroi è il non–tempo; Zeus sospetta di loro, sa che la sua rovina potrebbe venire da quella parte. Zeus odia gli eroi e guardandoli entrare nella mischia che li avrebbe stritolati per millenni il suo cuore ha riso.

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In una sorprendente intervista del 1966 a Der Spiegel, Martin Heidegger afferma: «solo un dio ci può ancora salvare.» In verità, un dio o un dèmone sempre ci salva, nel senso che ci serba e conserva in sé. Forse Heidegger si chiedeva chi potesse essere costui. Ai nostri tempi parlare di Crono e di Zeus e del loro dissidio può risultare ridicolo.

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All’esercito del tempo che liquefà e assorbe si devono ascrivere i nichilisti, fautori dell’informe; gli amici dell’essere e della forma stanno dalla parte del non–tempo. Lo scontro dei loro pesi non cessa mai, ciascuno è insopprimibile, nessuno dei due prevale sull’altro definitivamente, né il tempo si sbilancia fino a fermarsi nel non–tempo né il non–tempo fino a precipitare interamente nel tempo.

Il luogo fondamentale della vittoria non sta né da una parte né dall’altra ma nel loro instabile incrocio, invisibile ai più. Colui che vi si insedia è il vittorioso che decide sul nodo dove si inaugurano le varie epoche del mondo.

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Per Avicenna (Abû ‘Alî al–Husayn ibn Sînâ) e Shihaboddin Yahya Sohrawardî, i teorici del sole levante nell’islam iranico, l’occidente è la terra dove l’anima è straniera. Chi va a occidente va verso la morte. Bisogna far cadere il camuffamento occidentale della condizione comune e scoprire la vera anima orientale orientata verso la luce e la vita. L’anima deve tornare a casa sua in oriente, l’occidente è la materia, la tenebra.

Giuseppe Lampis


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