Il mio amico Hitler

Yukio Mishisma
tr. it. Lydia Origlia
Guanda, Parma 2009
Titolo originale: Waga Tomo Hittara, Tokyo 1968

Giuseppe Lampis

Dall’Appendice: Note a “Il mio amico Hitler”

mishima«Mi sembra una regola ferrea della politica che per suscitare una mobilitazione generale della nazione sia necessario stroncare non solo l’estrema sinistra, ma anche l’estrema destra. E poi fingere temporaneamente una politica moderata per tranquillizzare il popolo e farlo salire d’un colpo su un nastro trasportatore… questo obiettivo Hitler riuscì a conseguirlo in una sola notte. Tralasciando ogni giudizio morale, questo fatto dimostra con evidenza il genio politico di Hitler.

… nutro uno straordinario interesse per il personaggio Hitler, ma alla domanda se mi piace o non mi piace, posso rispondere solo negativamente. Hitler era un genio politico, ma non un eroe. In lui sono totalmente assenti la limpidezza e la radiosità essenziali in un eroe. Hitler è un personaggio cupo come il XX secolo.»

(Programma del teatro Gekidanroman – gennaio 1969)

***

In quest’opera teatrale, possiamo trovare una acuta interpretazione dell’idea di eroe.

Secondo la tradizione, l’eroe ha (e deve) avere un lato infero per essere completo e però questa disposizione alla morte e al male deve essere dominata e trasvalutata in una personalità superiore regolata dalla luce e dalla verità.

In caso contrario, non avremo l’eroe ma un dèmone avverso e nero.

L’elemento sciamanico da più parti intravisto nella figura del Reichsführer non è al servizio della guarigione ma è esso stesso il segno di una malattia più ampia: per Mishima, della malattia del secolo XX.

Il dramma in effetti, come si evince dal titolo, non riguarda Hitler ma il suo “amico” Röhm, il capo delle SA, il quale vuole restare fedele fino alla fine al suo capo nonostante appaia sempre più inequivoco che sta per essere liquidato. Röhm e i capi delle SA furono massacrati nella “notte dei lunghi coltelli”, 30 giugno 1934, insieme con Strasser e altri avversari politici legati al partito cattolico.

Per il samurai Mishima, l’amicizia e la fedeltà cavalleresca al signore è una delle doti più pure del cuore nobile e aristocratico. La cupezza e il carattere infero del secolo XX risalta in modo speciale dalla incompatibilità di questa virtus spartana, romana, cavalleresca con lo spirito trionfante in esso.

Uno dei tratti più demoniaci dell’epoca attuale si manifesta nel fatto che la devozione tipica dell’amicizia viene distorta dalla sua natura superiore e piegata a divenire passività, sudditanza, abdicazione. La spinta all’affinità e alla simpatia, l’inclinazione alla comunione e alla solidarietà si degradano e diventano il piano inclinato su cui si scivola nella alienazione, nella massificazione e nel livellamento.

Giuseppe Lampis


Articoli correlati