La Quête du Sacré et sa symbolique

Istituto di Psicoantropologia Simbolica MYTHOS 

Bougy St. Martin – Aubonne, Svizzera
17-18 giungo 1992

 

Il convegno si è svolto in un’atmosfera molto intensa in cui si sono trovati insieme, accomunati in un’unica quête, come è stato detto da Marie Amélie de Robilant, presidente onoraria del Congresso, quelli che sanno e quelli che vogliono sapere.

Hanno partecipato antropologi, psicoanalisti, studiosi di simbologia e rappresentanti delle tre religioni abramitiche i quali hanno portato il frutto della loro ricerca di studiosi, ma soprattutto di uomini che testimoniano nella loro vita la fede abbracciata.

Gilbert Durand, presidente del Congresso, ha aperto i lavori con la relazione: Il simbolo come ricerca del sacro.

La tesi sostenuta è che l’Homo Sapiens sia non solo ‘capace’ di vivere in maniera casuale il sacro, ma che anzi sia legato al sacro da un legame naturale, per non dire da una religione naturale, che implica non solo le ‘strutture antropologiche’ del suo immaginario, ma soprattutto le funzioni stesse del suo equipaggiamento cerebrale. Durand si è soffermato sull’attività simbolica, mostrandone il carattere instaurativo di pensiero mediato in opposizione alla im-mediata risposta instintuale. Sulla base degli studi interdisciplinari di neurofisiologia, etologia, antropologia ecc. possiamo asserire che l’uomo è naturaliter religiosus e che il religiosus (cui appartengono belle arti, religioni, archetipi), modello di ogni collegamento, cerca di spingersi a guardare all’Assolutamente trascendente.

Lima de Freitas ha ribadito che ogni cosa è per l’uomo simbolo, anche il numero. Ne ha esplorato il senso profondo e la caratteristica di modello formale e ritmico dell’energia psichica, principio strutturante che introduce ordine e chiarezza nella massa vivente (miscuglio di elementi istintivi, sensoriali, mnestici) e nella vita dell’inconscio, costituendo un ponte tra le proprietà della materia e i processi ordinati dello spirito. L’autore si è soffermato in particolare sulla cifra simmetrica 515 (la misteriosa sigla con cui Dante designa il Messo di Dio che salverà il mondo) e, attraverso un ampio studio che prende avvio dal linguaggio ierogeometrico degli Egiziani, ne rivela il senso profondo di simbolo della Divinità e dell’Incarnazione.

Julien Ries ci ha fatto scoprire come ogni qualvolta ci imbattiamo in vestigia umane, sin dai primi albori, incontriamo un uomo impressionato emotivamente dal mondo che lo circonda, dallo splendore della volta celeste, dagli astri, dagli spazi siderali che gli comunicano il senso della trascendenza, della forza divina, dell’immortalità. La volta celeste e la terra sono simboli primordiali attraverso i quali l’uomo accede al mistero fondamentale degli uomini e delle cose. A partire dalle tracce dei Sumeri e degli Egiziani dell’Antico Impero, il senso del simbolo della montagna sacra, diviene congiunzione della terra e del cielo.

Sul simbolismo delle religioni abramitiche hanno fatto seguito gli interventi di Karl Keller, Armand Abécassis, Roger du Paquier.

Quando il sacro è rifiutato, respinto, ci dice la psicologia del profondo junghiana, quando la potenza della sua energia non diviene l’asse portante della vita dell’uomo, questa può esprimersi in maniera violenta e distruttiva e l’uomo entra nell’inferno di una sofferenza cieca, senza speranza. Annamaria Iacuele e Maria Pia Rosati nella relazione «La psicoanalisi e l’inferno» evidenziano il rischio che la psicoanalisi, nel cercare soluzione all’angoscia dell’uomo, evidenziano il rischio che nel cercare soluzione all’angoscia, ci si limiti ad un esame delle problematiche del soggetto impedendo così una soluzione su un altro piano dell’esistenza. Se infatti si fa della vicenda umana il referente ultimo, si rischia di non riuscire più a riconoscere quella forza trascendente, insita nell’uomo, che sola può aiutarlo a dare senso alla sofferenza inerente alla vita stessa.

Alla fine del Convegno Gilbert Durand e Julien Ries hanno presentato il primo numero della rivista < atopon >, nata con il loro sostegno e di cui hanno assunto la presidenza scientifica, formulando i più calorosi auguri di buon lavoro.