Le scienze: dentro, “a confine” ed oltre…

 

Le scienze: dentro, “a confine” ed oltre…
a cura di Giuseppe Ruta

LAS-Roma, 2021

 

Il titolo di questa opera collettiva è già una promessa. Il tema è le scienze, il campo è: dentro “a confine” ed oltre… La modalità è inter- e transdisciplinarità: condivisione per una possibile convergenza. L’introduzione di Giuseppe Ruta, che ha curato l’opera, cita in esergo un passo di Papa Francesco:

La pratica della gentilezza […] trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti. (Francesco, Fratelli tutti, 224)

La prima domanda che ci viene posta e ci costringe a interrogarci è: ponti o muri? La metafora più ricorrente nell’immaginario, nel parlare comune, nel confronto letterario e filosofico, come nel magistero dell’attuale Pontefice fa affiorare immagini di costruzioni di ponti invece che di muri, nonostante la storia e la cronaca presentino scenari di costruzioni e di distruzioni. Ci viene ricordato che lo stesso ingegno e gli stessi materiali possono servire a innalzare bastioni e barricate o a costruire ponti «che ci permettano di attraversare dall’una all’altra parte e incontrare realtà impensabili e mondi sconosciuti, nuovi interlocutori e ignoti compagni di viaggio» (p.6).

In questo doloroso periodo di pandemia che coinvolge l’umanità intera, speriamo che gli uomini, attratti dalle stupefacenti conquiste della scienza, confusi dalle ardite sperimentazioni e insperate promesse della tecnoscienza, si risveglino dall’ebbrezza delle “magnifiche sorti e progressive” per ricordare anche gli insegnamenti dell’antica sapienza.

Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.  […] Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare (Qo 3,1-8).

La tematica della inter- e transdisciplinarità ha coinvolto scienziati, studiosi e cultori in vari ambiti del sapere desiderosi di confrontare teorie e pensieri, di interagire su campi di ricerca, e di spingersi “oltre” in una visione olistica.  Nel Convento di Arrabida (Portogallo), un gruppo di scienziati e studiosi avevano elaborato e sottoscritto la Carta della transdisciplinarità (6 novembre 1994), redatta da Lima De Freita (pittore e scrittore simbolista), da Edgar Morin (filosofo, epistemologo)  e Basarab Nicolescu (fisico teorico). L’assioma era portare scienze e conoscenze “oltre i confini”, nei quali il sapere rischiava di rimanere chiuso e settorializzato, e promuovere una dimensione etica che attraverso il dialogo e la circolazione dei saperi salvaguardasse coloro che rischiavano di essere emarginati dalla crescita esponenziale delle tecnoscienze e dalla logica dell’efficienza per l’efficienza.  La transdisciplinarità non mirava al dominio fra più discipline ma all’apertura delle discipline a ciò che le accomuna e che le supera, e a promuovere il dialogo con l’arte la letteratura, la poesia e l’esperienza interiore. Tale apertura comportava la tolleranza e l’accettazione dello sconosciuto, dell’inatteso e dell’imprevedibile.

Nella Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium (2018)  troviamo un richiamo di Papa Francesco a  «l’inter- e la transdisciplinarità esercitate con sapienza e creatività nella luce della Rivelazione».

È iniziato così il cammino per la realizzazione di questa importante opera collettanea aperta a vari punti di vista: architettonico e urbanistico, bioetico e biomedico, catechetico, estetico, economico e finanziario, filosofico, giuridico, pedagogico, pragmatico-comunicativo, psicologico, sociologico e teologico. Una sinfonia di voci differenti la cui aspirazione è creare armonia e intesa.

Mauro Mantovani, Rettore Magnifico dell’Università pontificia Salesiana, ha sottolineato che la transdisciplinarità come “interdisciplinarità forte” intercetta un dibattito epistemologico vivo, attuale e importante. Paolo VI nella Populorum progressio (PP) sentendo che il mondo soffriva «per mancanza di pensiero» auspicava che si formassero «uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca d’un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo di trovare se stesso». Giovanni Paolo II nell’Enciclica Fides et Ratio (FR) aveva sostenuto la necessità di «giungere a una visione unitaria e organica del sapere», Papa Benedetto XVI ripeteva il costante invito ad «allargare gli orizzonti della razionalità» e a «un nuovo slancio del pensiero» e  Papa Francesco ha incoraggiato a “ripensare il pensiero” le sue forme e la sua trasmissione.

Viene anche sottolineata la sostanziale differenza, di ordine qualitativo, tra la multidisciplinarità

«comunemente intesa come approccio ‘orizzontale’ tra discipline che permette una comprensione più adeguata di un dato oggetto il cui studio, per la sua complessità, difficilmente potrebbe essere colto con un singolo metodo disciplinare» (S. Rondinara)

e la transdisciplinarità considerata invece come

 «una indagine caratterizzata da una dipendenza ‘verticale’ che il metodo e l’oggetto di una data disciplina possono assumere quando vengono alla luce di un sapere più generale o fondante, dal quale può acquisire principi operativi, asserti o modelli esplicativi» (S. Rondinara)

Grande attenzione è data alla riflessione sulla transdisciplinarità che contribuisce a «restituire al sapere delle specializzazioni lo sguardo d’insieme, il radicamento in una visione più ampia, ossia “sapienzale” sì da collegare ricerca e santità di vita, scienza sapienza e carità».

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Numerosi i contributi degli autori che hanno affrontato molteplici temi e problemi come il prendersi cura della vita, gli aspetti bio-medici, le considerazioni di rilevanza etica, il tema della complessità, la prassi transdisciplinare in teologia, l’economia e l’ecosistema, la comunicazione e le reti digitali, la città aumentata del neoantropocene et alia.

“Ad arricchire la concertazione dei contributi, è la parte antologica che raccoglie alcuni brani sull’argomento.  Autori come Antiseri, Bassong, Bruner, Papa Francesco, Freitas, Guardini, Jantsch, Lonergan, Maritain, Morin, Nicolescu, Ortega y Gasset, Piaget, Wenger sono noti, altri meno come Bambara, Bianco, Bonaccorso, Branchesi, Groppo, Marzocca, ma nel loro insieme offrono uno spaccato interessante sul tema. Senza pretesa di esaustività, il volume è teso ad aprire un varco e non esaurire le tante possibili traiettorie di ricerca, impresa mai raggiungibile e ritenuta in partenza umilmente e umanamente impossibile” (dalla Presentazione).

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Conclusioni e possibili linee di proseguimento di Giuseppe Ruta:

Il ponte di Castel Sant’Angelo di Bernardo Bellotto

«Al termine del presente volume ogni autore può fare il suo bilancio e ogni lettore potrà di certo effettuare la sua valutazione in questo momento storico così singolare e imprevedibile. Con queste ultime considerazioni non si intende concludere, bensì auspicare che il processo avviato possa proseguire. Non si vuole “chiudere il cerchio”, quanto piuttosto guardare l’orizzonte e intravedere il cammino o, meglio ancora, i percorsi che restano da intraprendere.

[…] Alla fine ha prevalso la decisione di aggiungere qualche appunto, condiviso precedentemente con alcuni autori e colleghi, e arricchito dal confronto.» L’augurio di Giuseppe Ruta è che «la pubblicazione possa continuare e approfondirsi negli anni a venire, nel confronto interdisciplinare e nella collaborazione transdisciplinare su ambiti di vita e di pensiero, comuni e condivisi.»

L’ultima pagina ha come titolo: Questo è tempo di costruttori.

Due figure altamente significative sono state messaggeri del richiamo alla costruzione.

Papa Francesco ha pronunciato nel Convegno ecclesiale di Firenze (10 novembre 2015) parole di guida e orientamento:

 «La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttivo: quella popolare, quella accademica, quella giovanile, quella artistica, quella tecnologica, quella economica, quella politica, quella dei media… La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità. […] Ricordatevi inoltre che il modo migliore di dialogare non è quello di dialogare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme»

Il Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella, in occasione del saluto finale 2020 (31 dicembre) ha ribadito il messaggio:

 «[…]La pandemia ha seminato un senso di smarrimento: pone in discussione prospettive di vita. […] Nello stesso tempo sono emersi segnali importanti, che incoraggiano una speranza concreta. Perché non prevalga la paura e perché le preoccupazioni possano trasformarsi nell’energia necessaria per ricostruire, per ripartire. […] Ognuno faccia la propria parte.  […] Ora dobbiamo preparare il futuro. Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori.»