Apprendo solo ora, e per puro caso, della dipartita di Michele Vallaro (1948-2023). Conobbi Michele quando insegnava all’Università di Torino, poi col suo trasferimento in Sicilia, all’Università Kore di Enna, ci perdemmo di vista.
All’inizio erano frequenti le telefonate poi, anche per colpa della mia indolenza, sempre più rare. Spesso mi rivolgevo a lui per un aiuto su problemi riguardanti la lingua e la letteratura araba, argomenti che insegnava e dei quali era indiscusso maestro. Era una persona gentile, sempre pronta a dare una mano a chiunque. A Michele devo l’iniziazione al mondo digitale, perché fu lui a regalarmi il mio primo PC, un portatile che non usava più.
Michele credeva molto nella tecnologia e nel progresso informatico: in tempi in cui parlare di riviste scientifiche on-line pareva una chimera, creò Kervan. International Journal of African and Asian Studies, una delle prime riviste in formato totalmente digitale. La sua originalità investiva tutti campi del sapere, dall’insistere sul voler privare il verbo avere della “h” iniziale (un’eredità latina) utilizzando negli scritti solo la “a” accentata (à), sino ai saggi e alle note in cui mescolava erudizione orientale a saggezza contemporanea.
Tutto ciò non esaurisce l’ampiezza dell’opera di Michele Vallaro: in essa si legge il superamento di antichi pregiudizi antiarabi e antislamici in Occidente, le cui tracce si ritrovano senza fatica nella stessa storia dell’orientalismo; la ricerca d’una solida prospettiva culturale in grado di recare una specifica comprensione del mondo arabo-islamico, e una discussione più obiettiva dei suoi problemi.
Infatti, già in uno dei suoi primi lavori, i Detti e fatti del profeta dell’Islam (Utet, Torino 1982), cioè una compendiosa raccolta di ḥadῑṯ del profeta Muhammad, Michele mise alla prova il suo acume nel discernere in quella massa di detti un probabile nucleo autentico; in essi l’Islam s’è riconosciuto, collocandoli subito dopo, e talora persino alla pari col Corano, diretta parola di Dio.
Generazioni e generazioni di musulmani, dai confini opposti del mondo islamico, dall’Asia Centrale alla Spagna, hanno viaggiato e studiato, insegnato e discusso, vivendo in intima comunione con tale letteratura di detti del Profeta (giuridici, rituali, edificanti, politici e così via).