Fondazione Giorgio Cini

 

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cini_1La Fondazione Giorgio Cini, situata sull’isola di San Giorgio Maggiore, fu istituita da Vittorio Cini nel 1951 in memoria del figlio Giorgio. Dopo un imponente restauro dell’isola, l’antico monastero benedettino divenne sede di un centro di attività formative, culturali e sociali. Cresciuta nell’arco di oltre cinquant’anni rispetto al suo statuto iniziale di studio della civiltà veneziana, la Fondazione è oggi un centro di ricerca e cultura contemporanea di livello internazio nale a cui prendono parte i maggiori studiosi di tutto il mondo. Con otto Istituti di Ricerca dedicati rispettivamente a “Storia dell’Arte”,“Musica”, “Storia della Società e dello Stato Veneziano”, “Musica Comparata”, “Lettere, Teatro e Melodramma”, “Vivaldi”, “Venezia e l’Oriente” e “Venezia e l’Europa”, la Fondazione Giorgio Cini promuove mostre, convegni, seminari, corsi, libri e pubblicazioni periodiche e conserva fondi e archivi di pregio inestimabile.

Viridarium
Collana diretta da Alessandro Grossato e Francesco Zambon

 Viridarium, “giardino”, è nella simbologia alchemica il vaso che contiene la materia della “grande opera” e nel quale, attraverso varie fasi e colorazioni, si produce la “pietra filosofale” che trasmuta i metalli imperfetti in oro. Esso è quindi un’immagine di quella “nuova terra” – “terra delle Esperidi” o “paradiso terrestre” – il cui raggiungimento o la cui restaurazione nel mondo e nell’intimo degli uomini costituisce il vero scopo dell’opus. I volumi annuali di “Viridarium”, curati dalla Fondazione Giorgio Cini e pubblicati dalla casa editrice Medusa di Milano, si ispirano a questa simbolica operazione. Essi muovono dalla convinzione che in un orizzonte, come quello attuale, in cui civiltà, culture e religioni di tutto il pianeta si trovano cini_2costantemente – quotidianamente – a confronto e spesso si contrappongono in conflitti dalle cupe e minacciose prospettive, uno dei compiti più urgenti che ci attendono – se non proprio il compito fondamentale – sia quello di sviluppare in ogni modo una conoscenza, una comprensione e un confronto reciproci fra le diverse esperienze intellettuali e spirituali del mondo. In un ricordo di Jung e di Olga Fröbe, che apre il XXXI volume di Eranos, Henri Corbin racconta come quest’ultima, rifiutandosi di rispondere con una definizione razionale alla domanda «Che cos’è Eranos?», invitasse il suo interlocutore ad attraversare il giardino che conduceva alla sala dove si svolgevano i celebri incontri di Ascona: un giardino – egli scrive – «divenuto per le meditazioni di tutti coloro che vi conversarono, un giardino dello Spirito». E prosegue: «Allora, lentamente, egli giungerà in questa sala; vi vedrà questo pulpito dal quale tanti uomini diversi, venuti da tutti i luoghi della Terra, hanno successivamente preso la parola, da ormai trent’anni. Tanti studiosi, a ciascuno dei quali le proprie ricerche imponevano una prospettiva personale e che, tutti insieme, rappresentavano tante discipline diverse. Come mai da tutte le voci che si sono levate da questo pulpito risulta un immenso accordo, mentre si potevano temere irrisolubili dissonanze? La risposta sta in queste due parole: spontaneità e libertà. Poiché qui, a Eranos, non abbiamo mai avuto la preoccupazione di conformarci a un modello dato, la preoccupazione di una qualsivoglia ortodossia, poiché la nostra sola preoccupazione è stata quella di andare fino in fondo a noi stessi, fino in fondo a quella verità che, lo sappiamo, si intravede solo in proporzione al nostro sforzo, alla nostra onestà e alla capacità del nostro cuore – proprio in virtù di questa libertà e di questa spontaneità noi siamo tutti insieme non, certo, un unisono, ma una polifonia dalle voci individualmente differenziate. In un’epoca di smarrimento come la nostra, ciò che rappresenta Eranos, risponde a un’urgenza». La nostra iniziativa intende ricollegarsi – per quanto ce lo consentono le nostre forze modeste e in un’epoca in cui lo smarrimento è forse divenuto ancora più grave – a questo grande modello. Ciascun volume di “Viridarium”, a carattere monografico, riunirà idealmente – ma presto, ci auguriamo, anche fisicamente – nell’accogliente “giardino” dell’Isola di S. Giorgio a Venezia studiosi di diverse competenze e di diverso orientamento metodologico per affrontare grandi temi antropologici, filosofici, scientifici, storico-religiosi, artistici, letterari. Ogni anno un ristretto gruppo di specialisti sarà invitato a portare il proprio contributo sul tema di volta in volta proposto e a illuminarlo così da diversi punti di vista. Non abbiamo la presunzione che al centro del nostro viridarium possa noascere l’arbor philosophica, ma speriamo che questo piccolo seme – in un futuro non troppo lontano – possa dare i suoi frutti.