Foto-grafia tra arte e tecnica

átopon – Quaderno n.3/2007 – Edizioni Mythos

La tecnica oscilla tra due poli: nell’azione sacra, si affaccia a un mondo sempre nuovo, abolisce il passato, inizia l’essere; nell’azione profana resta ossessivamente ripetitiva del già fatto e riconferma la causalità. Si tratta dei due significati della ripetizione, accolta o come rinascita ab origine o come duplicazione meccanica del dato. L’oscillazione fra i due poli gioca sulla chiamata in causa dell’uomo che si vede assegnato un ruolo decisivo nella venuta in opera dell’essere.

L’epoca della tecnica moderna si dischiude a seguito dell’autointerpretazione dell’uomo, come misura delle cose in quanto sono, acceleratore della natura e sostituto del tempo e, insieme, come soggetto universale egualitario, giuridico formale, ripetibile.

La fotografia nasce nel periodo in cui l’idealismo hegeliano celebra il proprio trionfo e la propria contraddizione con la celebre frase “ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale”. Con la foto-grafia il linguaggio, pur essendo per immagini, è prodotto da un mezzo tecnico frutto della cultura sillogistica e razionale: l’obiettivo.

Il trionfo dell’immagine prodotta fotograficamente, forse è proprio da ricercarsi in un “razionale inganno”: servirsi di un mezzo oggettivo, che fa cadere la diffidenza verso l’immagine prodotta dall’immaginario. Ma fin dalla nascita, la fotografia ha portato in sé una polemica, mai placata del tutto: se sia o non sia opera d’arte.