Iniziazioni legate ai misteri del mare Brevia: indicazioni di tracciati di ricerca

La questione, assai vasta, comporta una vera e propria interpretazione delle più antiche credenze. Naturalmente non si può esaurire nell’ambito di una breve nota di indicazioni di tracciati di ricerca.

Riteniamo comunque che l’interpretazione “agraria” dei misteri di Demetra e di Dioniso sia superata. Ciò non significa però che gli studiosi che sostennero in genere la tesi agraria (Frazer e Mannhardt specialmente, ma anche Pettazzoni) non rappresentino un patrimonio fondamentale per la ricerca sulle religioni.

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Utile vedere in via preliminare:

  1. René Guénon, Aperçus sur l’initiation, Paris 1946;
    nonché dello stesso in Simboli della Scienza sacra, il cp. 22, Alcuni aspetti del simbolismo del pesce;
  2. Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, cp. V, Le acque e il simbolismo acquatico.
  3. Nell’inesauribile Il ramo d’oro di J. G. Frazer, il cp. 39 sul rituale di Osiride, interpretazione cultuale della piena del Nilo, fiume celeste, derivato dall’oceano che assedia e minaccia la terra e l’Egitto, concepito come immagine del mondo per eccellenza.
  4. Per un orientamento le indicazioni bibl. riportate nelle note ai saggi di G. Lampis nei nn. IV, 1996, (Maschera e daimon) e V, 1997, (Immortali mortali) della rivista “atopon”. Nonché nel primo vol. di Maschere e démoni: trasformazioni di uomini e dei nella Grecia antica.

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Un testo chiave sulla densità simbolica del mare è senz’altro L’Antro delle ninfe di Porfirio. Le potenze demoniche espressione del grande elemento vi abitano in un palazzo immerso nel fondo o egualmente in una isola perduta o in un anfratto non riconoscibile dai profani.
La simbologia della caverna – cuore del mondo – è fondamentale in tutte le tradizioni arcaiche (sempre in Guénon, cit., i cpp 29-34).
Ora, come è noto, le ninfe allevano gli eroi (Kerényi, Gli eroi della Grecia).
Una conferma sta nella credenza che il sapere primordiale è legato alla mitica Atlantide perduta nell’oceano in illo tempore (Platone, Timeo).

Le ninfe della religione greca allevano gli eroi e questo deve mettere sull’avviso dell’esistenza di un nesso tra mare e le potenze che lo abitano e trasformazione iniziatica dell’uomo integrato.
Altri esempi analoghi: Iside protegge i marinai; la Madonna cristiana è stella maris.
Presso Germani, Scandinavi e Celti (ciclo irlandese in particolare) i caldai magici provengono dal mare. La forza in essi contenuta provoca la trasformazione in eroe. La cosa è stata studiata da Georges Dumézil (Festin d’immortalité).
Presso i Cretesi il simbolismo marino è onnipresente (il polipo che compare nelle loro pitture). Probabilmente sussiste un nesso con la prova delle tauromachie (il toro è collegato anche con la impetuosità del mare).

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Nei misteri conosciuti nel mondo classico, non risultano immersioni nel mare del neofita ricondicibili a prove iniziatiche in senso stretto.
Si ha tuttavia notizia di immersioni di dee nel corso di culti a esse dedicati, per es. di Aphrodite (a Pafo, secondo Odissea, VIII, 363 e ss.). Ed è plausibile che i devoti che seguono la dea durante il culto siano associati alla rigenerazione che ne consegue. Come è noto Aphrodite, irresistibile dea della forza generatrice, nasce dal mare, fecondato dal semen virile di Urano evirato dal figlio Krono.

Più complesso certamente il nesso, che pure sussiste, tra Demetra e il mare; la forma primordiale di questa dea è cavallina e il cavallo si riconduce a espressione della potenza del mare. Sull’antica Demetra si può vedere il saggio della Paula Philippson (Origini e forme del mito greco).

Questi sfondi traspaiono implicitamente nella fase iniziale del culto nei misteri eleusini. Quando la folla dei partecipanti muovendo da Atene prende la strada per Eleusi i candidati alla iniziazione si bagnano nel mare ognuno con un porcellino (v. Lampis, vol. I, cit., p. 40).

A proposito di un altro grande dio dei misteri, anche nel mito di Dioniso affiora un rapporto con il mare, il dio viene dal mare e vi torna, frequenti le raffigurazioni di D. su una barca.

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Fra le prove iniziatiche documentate presso le culture di interesse etnologico non risultano immersioni nel mare. Frazer parla però delle credenze magiche legate alle maree (cit., p. 48 e ss.): l’alta marea esercita un potere accrescitivo e la bassa provoca il declino e viene addirittura associata alla morte.
Però la capacità di vivere anche nel mare appartiene allo scenario sciamanico: lo sciamano (pitagorico) Empedocle racconta di essere stato, nelle sue varie vite e incarnazioni, anche muto pesce che salta dalle onde del mare.

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Una traccia da esplorare presente nella mitologia greca circa un nesso tra il mare e l’iniziazione è rappresentata dal caso di Achille. La figura di Achille è indubbiamente legata – a partire dal suo nome, vedi Acheloo ecc. – al mare; del resto sua madre è una potente dea marina e sul padre Peleo si può vedere quanto riferito nel cit. saggio della Philippson.

Ma il caso più flagrante è senz’altro quello di Odisseo per il quale il viaggio marino in balìa di Poseidone assume un valore paradigmatico.
Ovviamente ciò vale a maggiore ragione per il suo antecedente modello babilonese Gilgamesh che deve raggiungere l’erba della immortalità in fondo al mare.
Il rapporto con il mare risulta assai esplicito nella religione caldeo-babilonese: il demiurgo Oannes – mezzo uomo mezzo pesce – emerge dal mare per insegnare agli uomini la civiltà.

Per Odisseo, sono del massimo interesse le figure specialmente marine che emergono dal poema, Calypso, Sirene, i Feaci, ecc.
Fra gli episodi più inquietanti, l’incontro con i Ciclopi, peraltro figli del divino signore del mare. Tutta la scena di Polifemo ha un forte sapore iniziatico. Uno studioso come W. Burkert (I Greci, 2 voll., tr. it. Milano 1984) tende sempre a vedere delle maschere in queste figure aberranti e portentose.
Ora, se si accettasse questa tesi, si dovrebbe accettare insieme di conseguenza la metafisica della maschera, che sta al centro di una procedura trasformativa e iniziatica (v. Lampis, Maschere e demoni, vol.I).
L’Odissea è tutta – si può dire – centrata sul mascheramento e la trasformazione; il ritorno di Odisseo coiuncide con una radicale trasformazione e uno svelamento sfolgorante (V. di Titus Burckhardt, La maschera sacra e altri saggi). Fra gli altri, nel testo compare un mascheramento da foche, per l’esattezza, il quale risponde a un fondo assai arcaico: nell’episodio di Proteo, il vecchio del mare, che l’eroe deve afferrare per farsi dire il destino. Tipica prova.

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Altri personaggi per i quali si può parlare di una esperienza di trasformazione che comporta il viaggio per mare: Teseo, Tristano.
Nella Bibbia, Giona.
Nella letteratura moderna, Achab nel Moby Dick di Melville e La discesa nel Maelström di E. A. Poe.
(I suddetti esempi, come si capisce, importano una sterminata bibliografia).

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Ci sarebbe da valutare altresì la tradizione cristiana, a partire dal fatto che Pietro, il primo apostolo, è un pescatore. Pescare anime, simbolismo del pesce torna.
Nella Commedia di Dante, appartiene alla sua complessa visione iniziatica il fatto che il Purgatorio sia una montagna in mezzo al mare.

In verità, già nella tradizione greca (ma prima ancora in quella egizia, e più lontano in quelle estremo-orientali), la terra è poggiata sulle acque primordiali (Talete), la creazione viene cioè concepita come una isola che si eleva in mezzo al mare.
Il giardino delle tradizioni cinesi e giapponesi (anche a questo proposito, viene coinvolta un’arte da apprendere in una autentica iniaziazione).

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Il significato simbolico del mare lo indica come il preumano per eccellenza, allo stesso modo del deserto e dell’alta montagna. E però esso non è il nulla, bensì è il tutto indifferenziato e ricco di ogni vitualità, il caos onnicomprensivo dei germi del mondo, drago, serpente uroborico, un fiume larghissimo che si stringe come un anello intorno alla terra, all’ordine, al cosmo.

Tale anello in alcune tradizioni resta rigorosamente esterno al cosmo (a es., questo è l’ordine di Zeus), in altre (Egizi) penetra in esso costantemente e periodicamente.

Non c’è una differenza sostanziale tra le acque oceaniche del caos archetipico e le acque che sembrano interne (fiumi, laghi) perché queste ultime altro non sono che espressioni, epifanie e presenze di quello, attraverso vie misteriose.

Riteniamo che la struttura iniziatica del rapporto con il mare vada intesa sotto questa luce: imparare che il disordine creativo ci ha generato, ci circonda, ci regge, e ci mette alla prova.