Mythe, thèmes et variations (da átopon Vol. VI)

Gilbert Durand, Chaoying Sun
Desclée de Brouwer, Paris 2000

Annamaria Iacuele

A quarant’anni dalla pubblicazione di Le strutture antropologiche dell’immaginario, Introduzione all’archetipologia (1960), il saggio che ha segnato gli studi di antropologia culturale, Gilbert Durand continua con entusiasmo e alacrità nella sua opera di ricercatore indomito. Le ricerche svolte per quasi mezzo secolo sull’ Immaginario, la facoltà strategica del pensiero dell’ Homo Sapiens , hanno convinto Durand della necessità fondamentale di una ricerca collegiale, pluridisciplinare e transdisciplinare che eviti, per quanto possibile, le ossessioni personali, i provincialismi delle specializzazioni, gli etnocentrismi, a favore di un’unica “Scienza dell’uomo”. Da questa convinzione sono nati, a partire dal Centro di Ricerca sull’Immaginario dell’Università di Grenoble fondato nel 1966, una cinquantina di centri, équipes, laboratori, pluridisciplinari e transdisciplinari che nelle cinque parti del mondo hanno elaborato, grazie ad un lavoro collegiale, numerosi testi sul simbolo, il mito, il fantasma, il racconto letterario orale o scritto. Il Centro Studi ‘Mythos’ di Roma che cura la rivista “atopon” riconosce in Gilbert Durand non solo il suo primo ispiratore e fondatore, ma una guida costante sicura e generosa.

Età dell'oro di  Lucas Cranach il Vecchio
Età dell’oro di Lucas Cranach il Vecchio

L’opera a quattro mani Mito, temi e variazioni è nata dalla ricerca intrecciata degli studi di Durand stesso, appassionato della cultura europea, ma anche delle culture esotiche della Cina e del Brasile e di Chaoying Sun, cinese, ricercatrice dell’Università di Bordeaux.

Questi sguardi incrociati sul mondo dell’Immaginario sono una garanzia supplementare contro gli abusi dell’etnocentrismo. Durand, infatti, accetta in un campo di paragone soltanto gli oggetti di cui possiamo stabilire che esiste tra di loro similitudine per almeno due terzi di parti semantiche (temi, maniere stilistiche, mitemi, sequenze, ruoli, personae ). Solo dopo che siano state solidamente stabilite le rassomiglianze, ci si china sulle differenze, sulle “derivazioni” che hanno subito, qua e là, gli insiemi paragonati.

Grazie alla comunione di studi e ricerche con Chaoying Sun, Gilbert Durand ha riscoperto la vastità e la profondità del bacino semantico della cultura cinese, vero tesoro dell’umanità, nella cui materia mitica si è immerso ritrovando nuove immagini, miti, simboli le cui radici affondano nelle strutture figurative dell’immaginario umano.

IMito, temi e variazioni , vediamo riconfermata la convinzione profonda che le strutture permanenti si modulano con le variazioni più circostanziali, e i dettati oggettivi si intrecciano con le diverse forme delle risposte della soggettività perché la vitalità umana, lungi dall’esprimersi in un unico percorso lineare scandito da tappe progressive, emerge in maniera ciclica, spiraliforme, dedalica, secondo aspetti disordinati e contraddittori in cui ogni movimento in avanti viene integrato da un ritorno indietro che serve a fondare nel fertile sostrato del passato il nuovo seme, la nuova possibilità. Per Durand l’Immaginario, come il tema di una sinfonia, può modularsi all’infinito, svilupparsi, variare, sempre sorretto dall’ineluttabile solfeggio della natura umana.

Il titolo, Mito, temi e variazioni , (con un gioco di parole su ‘mitemi’ materia di base di ogni universo mitico) vuole soprattutto annunciare un tentativo sempre più spinto di elucidazione di variazioni, derivazioni, recezioni di quei nuclei duri che sono le strutture archetipiche e simboliche del mito. Ma, come scrivono gli autori, può essere letto come un’allusione alle tecniche musicali.

Mito e musica in effetti hanno molte intenzioni e procedure comuni. L’uno e l’altra si svolgono nel tempo, l’uno e l’altra sono linguaggi non dimostrativi e non descrittivi che per meglio raggiungere la comprensione mentale utilizzano il procedimento principe di ogni persuasione, (si potrebbe dire con Charles Mauron di ogni ossessione): la ridondanza.

Nella prima parte del libro, “Complessità e stabilità della materia mitica”, gli autori hanno insistito sulle motivazioni del cambiamento del mito: polisemia , dunque “incertezza” di molti oggetti simbolici, derivazioni che precipitano le diverse recezioni dei momenti storici, identità culturali che colorano in maniera sfumata un simbolo o un mito, fluttuazioni biografiche che segnano le immagini ossessive, diffusioni di un tema simbolico attraverso differenti recezioni culturali.

La seconda parte “Risonanze universali e scambi generali”, ritorna alle permanenze, ai residui, dell’Immaginario sotto due modalità antropologiche: la risonanza che accorda semanticamente un insieme culturale in un altro insieme e lo scambio generalizzabile della simbolica. Per citare un esempio tratto dagli ultimi capitoli del saggio, gli autori dopo aver mostrato il nesso tra i miti delle divinità della folgore e l’agiografia di Sant’Antonio l’Eremita guardano alla risonanza dei mitemi antoniani in una importante leggenda dell’immaginario cinese, il Xyou Ji “Il viaggio verso l’Occidente”. In tal modo scopriamo la concordanza del mito cinese dell’età della “Età grande Concordia” con quello occidentale dell’”Età dell’oro”.

Annamaria Iacuele