Convegno – Figure archetipali Tracce sui sentieri dell'uomo

Convegno di Studi promosso da
Mythos – Istituto di Psicologia Analitica e Psicoantropologia Simbolica

Bracciano di Roma 3-4 ottobre 2009

Chiedo come un folle che non conosce il suo spirito
dove sono le tracce nascoste lasciate dagli dei?
(Rv I, 164, 5 ab)

Nel mondo occidentale moderno, lo sviluppo culturale ha privilegiato i modelli scientifici e tecnologici, ritenuti capaci di dare all’uomo il dominio totale sulla terra e i suoi abitanti. Ma già alle soglie del terzo millennio la trionfante esaltazione del pensiero razionale, della scienza, della tecnica ha ceduto il passo alla costatazione dei danni recati all’uomo e al suo habitat da un loro sconsiderato utilizzo.

Proprio in seno al mondo scientifico all’inizio del XX secolo con Freud si è avuta la riscoperta e rivalutazione di aspetti trascurati o ritenuti patologici dalla cultura occidentale, come il sogno, il pensiero inconscio, il mondo delle immagini, i messaggi che emergono dal profondo della psiche.

Per C. G. Jung le immagini nella loro costruzione sono un modello della formazione e della struttura della mente e della psiche, forme formanti, archetipi di cui individua due principali serie. Quelle che egli chiama animus, che hanno i tratti dell’Eroe che vince il mostro e provengono dalla parte più attiva, dominante. Quelle che chiama anima, che si presentano sotto l’immagine della Donna, Madre, Grande madre, Vergine e che provengono dalla parte più tollerante, accogliente, femminile. Tali matrici archetipali producono immagini, formano mondi mitici che a loro volta generano miriadi di altre forme. E tutte convergono nell’archetipo della totalità, del senso ultimo, nell’archetipo del Sé che tutte le abbraccia e comprende.

eros_e_psicheSe ci soffermiamo soltanto alla cultura greca, nella quale affondano le nostre più importanti radici culturali, troviamo un pantheon popolato da figure divine, semidivine, eroiche in cui possiamo facilmente scorgere gli archetipi, i modelli immaginari delle figure e situazioni con cui ci confrontiamo nella vita. Molteplici gli aspetti del femminile e del maschile in una ampia varietà di situazioni, nel bene e nel male, che costellano la molteplicità del divenire nel quale l’essere si manifesta.

Jung ha studiato le culture e le religioni di popoli di differenti parti del globo terrestre e di differenti gradi di sviluppo tecnologico e ha ritrovato alle base di differenti espressioni mitologiche e manifestazioni culturali gli stessi modelli archetipici: quod semper, quod ubique, quod ab omnibus.

Gilbert Durand negli anni ‘60 esaminando e confrontando (in maniera sia sincronica che diacronica) i risultati delle scienze neurologiche, le teorie filosofiche e le opere d’arte ha individuato strutture antropologiche dell’immaginario che gravitano intorno a tre schemi comportamentali: la funzione eroica connessa con l’azione del separare, dividere, individuare; la funzione mistica connessa con l’azione dell’unire, dell’includere, dell’inglobare, la funzione disseminatoria connessa all’esigenza di collocare le immagini nel tempo e nello spazio, in un racconto.

La vita effettiva consiste in un denso impasto di immagini che vivono secondo una loro invincibile autonomia costituiscono un continuum, un pieno multidimensionale in cui convergono spazio e tempo, suoni e sapori, emozioni e pensieri, in cui il soggetto e l’oggetto continuano l’uno nell’altro. Sono una corrente trascinante la cui forza sovrastante, che è la forza stessa della vita, è impossibile ignorare: il dominio della loro legge può far ammalare come guarire.

La psiche nel suo sviluppo, incontra molteplici problematiche archetipali che si presentano attraverso molteplici forme, figure; molteplici demoni si frappongono sul suo sentiero sì da farle perdere “la speranza dell’altezza”. «Nessuno – scrive Jung – può divenire Sé, cioè individuarsi, senza sottostare a quel pericoloso passaggio che è il sacrificio della sicurezza del conscio esser-Io e l’abbandono alla massima insicurezza di un gioco caotico di figure fantastiche».

Le religioni attraverso i vari riti e forme devozionali cercano di rispondere alle sofferenze dell’anima smascherando e decifrando il demone specifico o il peccato ritenuto responsabile.

Il cristianesimo si confronta con il problema centrale dell’uomo, la difficoltà ad accettare la morte e il dolore e ne fa il significato fondante, tema individuativo e salvifico.

Ai nostri giorni è quanto mai difficile rispondere alla ‘domanda non posta’ di un mondo travolto da ybris, soffocato dalla maniacale ossessione di tutto voler dominare grazie ad una ragione autosufficiente, e riproporre in tutta la sua enigmaticità quella dimensione simbolica che sola può portarci oltre l’orizzonte circoscritto della situazione e l’angoscia del non-senso verso il mistero di un senso altro.

Ma questo è anche il compito con cui si deve confrontare la psicologia che voglia proporsi come psicoterapia, cura dell’anima.