Michael Amaladoss
Oltre l’inculturazione. Unità e pluralità delle chiese
EMI, Bologna 2000
[ Titolo orig. ingl.: Beyond Inculturation. Can The Many be One? (1998)]
Recensione
Presentazione
L’obiettivo generale che Amaladoss si pone, è il tentativo di condividere la sua riflessione critica sull’esperienza di Chiesa locale che gli indiani hanno fatto tentando di diventare dei cristiani indiani e di realizzare un cristianesimo indiano capace di superare la concezione del cristianesimo in India.
Il testo declina due obiettivi specifici. Il primo è la valutazione critica del processo d’inculturazione avvenuto in India nel corso della storia e in epoca più recente. Il secondo è la proposta di assunzione della categoria del dialogo come paradigma idoneo alla realizzazione di Chiese locali indiane. L’autore precisa a più riprese il fatto che le sue considerazioni teologiche nascono e sono riferite al contesto indiano ma possono valere anche per altri contesti in cui sono accadute dinamiche simili.
Amaladoss sviluppa la sua riflessione sulla tematica centrale dell’inculturazione a partire da tre premesse. La prima è a carattere biblico. Gesù è la Buona Novella, il Dio con noi, che chiama a rispondere e a rinascere nello Spirito realizzando una nuova umanità fondata sui valori del Regno che sono riconducibili alla giustizia, alla condivisione, all’amore e alla pace. Gesù affida alla comunità dei suoi discepoli la missione di sperimentare la trasformazione che il Regno determina nella storia e nelle società e di rendere testimonianza alla Buona Novella invitando le persone a lasciarla fruttificare nella loro vita.
La seconda premessa, di carattere storico-teologico, riguarda due atteggiamenti particolari che la Chiesa ha assunto nel corso della sua storia: l’identificazione con il regno di Dio e la proclamazione della Buona Novella legata all’imposizione sulle popolazioni evangelizzate di una specifica forma culturale della loro risposta di fede (forma greco-romana). Amaladoss ricorda come ciò sia avvenuto anche in India causando dinamiche di tipo elitarie: la Chiesa si è insediata trasmettendo la forma occidentale del cristianesimo e diventando una Chiesa d’élite, estranea al contesto e distante dalle masse discriminate dei dalit. Egli sottolinea che in epoca più recente i processi di decolonizzazione hanno spinto i popoli a riscoprire e riaffermare le proprie identità culturali particolari. Tali processi coinvolgono, da un lato, la comprensione che, in generale, le Chiese locali hanno di se stesse; dall’altro, la configurazione stessa delle Chiese locali e il modello di missione che ne scaturisce.
La terza è una premessa ecclesiologica che abbozza l’idea d’inculturazione che Amaladoss vuole promuovere nel suo testo. Egli sostiene che la Chiesa locale sorge nel momento in cui alle persone è permesso di rispondere alla Buona Novella nelle proprie specifiche situazioni culturali, mediante le proprie categorie culturali, sotto la guida dei vescovi locali e in comunione con la Chiesa universale.
La tesi centrale sviluppata nel testo verte sul riconoscimento e sull’affermazione di un nuovo paradigma dell’inculturazione non più fondato sulla teologia dell’incarnazione del Verbo di Dio ma sul paradigma del dialogo tra l’evento Cristo e la comunità locale che lo accoglie, così com’è avvenuto nelle prime comunità cristiane. Il criterio dell’incarnazione, secondo Amaladoss, per un verso ha il merito di custodire il dato di fede trasmesso dalla Tradizione della Chiesa che, però, può solo essere tradotto e adattato nel nuovo contesto. Per l’altro, compromette ogni possibile dialogo tra la comunità locale e il mondo circostante e presuppone una radicale discontinuità tra il contesto, anche religioso, dei cristiani locali e il dato di fede che essi ricevono. L’autore vede come positivo per il contesto indiano il superamento di un movimento discendente dell’inculturazione, per arrivare a un movimento ascendente che nasce dal concreto incontro personale e sociale tra l’evento Cristo e il credente, contestualizzato e libero di formulare una propria risposta di fede. Secondo Amaladoss, ciò non significa tradire la Tradizione ma piuttosto renderla viva localmente soprattutto attraverso l’inculturazione dei riti e dei simboli che sono capaci di trasformare la cultura locale. Egli insiste su una definizione d’inculturazione centrata sul triplice processo dialogico tra il Vangelo (testo), la cultura, le religioni e i poveri (contesto asiatico). I protagonisti dell’inculturazione sono riconosciuti in Cristo e il suo Spirito e nel popolo con i suoi leader. La Chiesa e i missionari sono collocati nel processo d’inculturazione in un’ottica di servizio.
Organizzazione tematica del testo
Nel primo capitolo presenta una serie di domande sul processo d’inculturazione. Nel secondo capitolo colloca l’incontro tra Vangelo e cultura nella più ampia cornice dell’incontro tra Dio e l’uomo e ne analizza gli aspetti fenomenologici; mette in risalto i tratti multi-culturali e multi-religiosi del contesto indiano. Nel terzo capitolo analizza il processo d’inculturazione dal punto divista teologico e d ecclesiologico. Nel quarto capitolo riflette sul significato complesso della cultura e sul posto che occupa nella società in connessione ad altri fattori come la politica, l’economia, la politica, le relazioni personali, le grandi religioni e le religioni popolari. Nel quinto capitolo spiega come il cambiamento culturale sia alla base della trasformazione sociale e di come l’annuncio del Vangelo si inserisce e in questa dinamica. Nel sesto capito concentra l’attenzione sul significato del rito che rende visibile la religione nella società e sulla funzione che esso assume nella trasformazione culturale. Il settimo capitolo è dedicato alle questioni ermeneutiche dell’incontro tra Vangelo e cultura e pone l’accento sul ruolo profetico della Chiesa locale. L’ottavo capitolo si occupa delle questioni inerenti ai rapporti tra élite culturale e cultura popolare con cui la Chiesa locale si confronta. Il capitolo nono riflette sugli effetti della secolarizzazione e della post-modernità in connessione all’incontro tra Vangelo e cultura nel contesto europeo e asiatico. Il capitolo decimo discute del pluralismo culturale in relazione alla pluralità e alla comunione delle Chiese.
Elementi per unavalutazione critica
In primo luogo va messo inevidenza il merito di Amaladoss nel porre due questioni centrali nella riflessione missiologica contemporanea: come nasce la Tradizione e come le Chiese locali si approcciano al dato della Tradizione (depositum fidei). Egli invita a riflettere sul significato del deposito della fede e, in generale, della fede. Si tratta di un pacchetto pieno di regali già fissati e definiti o di una continua scoperta?
Il testo di Amaladoss presente due limiti che vorrei sottolineare. Il primo. Egli non definisce chiaramente il significato del termine simbolo e il senso in cui ne fa uso. Una seconda critica vorrei farla sul modo in cui Amaladoss rimanda all’esperienza originale della fede per sviluppare un’ermeneutica della fede. Il limite del suo approccio, a mio parere, sta, da un alto, nel fatto che oggi non abbiamo un’esperienza diretta (immediata) dell’evento Cristo e, dall’altro, il Kerigma (evento fondamentale e fondativo) è espresso in forma inculturata e non è possibile astrarlo poiché non esiste il Vangelo in forma pura.
Per concludere. Possiamo affermare che Oltre l’inculturazione si inserisce nel pensiero globale di Amaladoss e al suo tentativo, comune ai teologi asiatici contemporanei, di elaborare una teologia cristiana asiatica finalizzata a fovorire la fioritura di Chiese locali asiatiche ed il superamento di una visione inadeguata di Chiese dell’Asia.
Bibliografia Essenziale
Per il pensiero globale di M. Amaladoss:
Amaladoss Michael – Gibellini Rosino (edd.), Teologia in Asia, Queriniana, Brescia 2006.
Amaladoss Michael, Rinnovare tutte le cose: dialogo, pluralismo ed evangelizzazione in Asia, Arkeios, Roma 1993.
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«C’è un modo asiatico di fare teologia?», in Amaladoss Michael – Gibellini Rosino (edd.), Teologia in Asia, Queriniana, Brescia 2006, 17-41.
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Il volto asiatico di Gesù, EDB, Bologna 2007.
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«Unità o uniformità. La promessa incompiuta dell’inculturazione nell’esperienza delle Chiese asiatiche», in Il Regno 4(2011), 89-93.
Per una presentazione critica della teologia asiatica:
Colzani Gianni, Missiologia contemporanea. Il cammino evangelico delle Chiese: 1945-2007, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2010, 166-174.
Kim Sebastian C. H., Christian theology in Asia, Cambridge University Press, Cambridge2008.
DupuisJacques, Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997, 266-271.
Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche, Enchiridion. Documenti della Chiesa in Asia (1970-1975), EMI, Bologna 1997.
Olmi Antonio (ed.), Inculturazione e dottrina della fede nelle teologie asiatiche, ESD, Bologna 2013.
NOTA:
Roberto Marinaccio (Gaeta, 1982) è dottorando in Missiologia presso la Pontificia Università Urbaniana. Si occupa di studi religiosi e del rapporto tra il cristianesimo, le culture e le religioni locali. Dal 2011 al 2013 ha vissuto a Taiwan dove ha svolto attività di studio presso l’Università Cattolica Fu Jen di Taipei e ricerche sul campo interessandosi delle religoni cinesi e del cristianesimo locale.