Premessa dal volume
“La ragione che non è segreta
Una strana teoria geometrica del Tutto”
Laura Corsi – AGC Edizioni – 2018
Tutto è Numero
Pitagora, VI sec. a. C.
Il sogno pitagorico… forse queste parole descrivono con efficacia la potenza del numero nell’esprimere l’architettura del mondo: c’è un velo di numeri steso su tutte le cose e attraverso il numero le cose parlano di un ordine nascosto. Semplice e profondo.
Matematica e geometria lasciano talvolta stupefatti dello spiraglio che aprono sulla possibilitàdi comprendere ciò che ci circonda; gettando un ponte invisibile tra le capacità ordinatrici del pensiero umano e una multiforme e caotica realtà, aprono la strada a una tra le più sublimi aspirazioni dell’uomo: il tentativo di conoscere che, talvolta, diviene conoscenza.
Questo mio studio propone dunque una riflessione sulle sconcertanti corrispondenze che emergono tra il regno astratto dei numeri e la realtà tangibile della Natura.
Mentre osserviamo il volo di una farfalla notturna che ruota intorno ad una fiamma, le spirali di una conchiglia, i petali di una rosa oppure se godiamo della musica piuttosto che di un raggio di sole o di un soffio di vento, difficilmente sappiamo intravedere in queste cose che appartengono alla comune esperienza un linguaggio e una schema geometrico-matematico.
Senza dubbio è istintivo avvertire il codice di bellezza ed eleganza semplice con cui la Natura parla, ma sfugge alla nostra percezione che uno schema è adagiato su tutto e che il colore e la forma di un fiore, la diffusione della musica o di un profumo così come il movimento vorticoso dell’acqua o delle galassie obbediscono a logiche matematiche e geometriche oltre che a un’infinità di principi della fisica. Possiamo dunque osservare il creato con lo spirito emotivo ed empatico indotto da forme, luce, colori, suoni, profumi… ma anche con il rigore formale della sua legge intrinseca: il numero.
Perché il numero misura, ordina e ripartisce, ma soprattutto decodifica la realtà naturale.
Con la consapevolezza di questa duplice chiave di lettura del mondo fisico, tempo fa mi sono soffermata di fronte ad una delle più inquietanti ed enigmatiche immagini dell’intera storia dell’arte: la celeberrima stampa di Albrecht Dürer, Melencolia I, che raffigura, alle spalle di una figura femminile di genio alato in preda all’inquietudine, la nota costruzione di quella particolare matrice matematica che prende il nome, in verità oscurantista e sospettoso, di “quadrato magico”.
Il quadrato magico è niente più che una costruzione matematica, una griglia di numeri molto particolare e ampiamente nota nelle sue molteplici declinazioni, con un’antichissima storia di oltre 4 millenni durante i quali da remoto simbolo conoscitivo, cosmogonico e meditativo, comune a numerose culture, è poi – nei secoli – degenerato ad amuleto, simbolo ermetico e spesso puramente talismanico.
Quasi… un corno rosso!
Tuttavia resta il fatto che il quadrato magico è una sequenza numerica ordinata, racchiusa in una matrice il cui fascino straordinario deriva da una singolarissima proprietà: la somma dei numeri di ogni colonna – orizzontale, verticale e diagonale – produce sempre lo stesso risultato, la costante.
Da qui un improvviso pensiero e un interrogativo: se la Natura nasconde, o meglio, rivela le sue leggi con il numero, può un sistema di numeri al tempo stesso così semplice e straordinario, raccontare di una legge del mondo naturale? Può questo stupefacente strumento matematico, questa perfetta architettura di cifre contenuta nel quadrato essere lo specchio aritmetico di una realtà tangibile?
Il presentimento di una legge non nascosta e di una ragione non segreta mi hanno indotto all’approfondimento di questa tipologia di matrice matematica, senza preoccuparmi troppo del bagaglio davvero ordinario di conoscenze che possiedo. Dunque è iniziato lo studio del più semplice tra questi quadrati, quello con formato 3×3 (tradizionalmente chiamato Quadrato di Saturno), che racchiude dall’uno al nove, tutti i primi 9 numeri interi in una sequenza organizzata che produce la costante 15 e ho tentato di rintracciare un’immagine, un’idea.
Gli esiti di questo curioso tentativo sono per me, dopo entusiastici mesi di studio, ancora oggi sorprendenti e non di rado mi sono sentita addosso l’allegria di un ragazzino che trova un messaggio dentro la bottiglia o un’antica e sgualcita mappa del tesoro: la rappresentazione grafica di questa costruzione numerica disegna infatti una doppia spirale in rotazione intorno al proprio asse. Dunque una struttura geometrica a doppia elica che istintivamente conduce il pensiero alle immagini note del genoma umano (DNA) così come alle braccia delle galassie del nostro Universo, unificando in una sola forma di base grandezze minime e massime; una forma di base che ritorna, attraverso una galleria sterminata di geometrie similari, nel mondo animale, vegetale, minerale.Ma più di tutto una struttura che, nel caso della matrice 3×3, denota un perfetto equilibrio tra elementi opposti e complementari, la cui forza sta nello scheletro matematico costruito dalle tre costanti matematiche e geometriche più note (π, √2, Φ). Una pura curiosità matematica? Grandezze singolari per un oggetto matematico singolare? Non solo questo. Perché da una curiosità matematica è poi emerso, geometricamente, uno schema ondulatorio, descrivibile in termini di corde vibranti in tutto analoghe a quelle, per esempio, di un violino. Una traccia, questa, da seguire con attenzione perché le onde sono il sistema eletto e prediletto dalla Natura e in fisica sono onnipresenti. Onde elettromagnetiche, per esempio, generano la luce e ci consentono l’utilizzo della più comune tecnologia (televisione, radio, telefoni cellulari, raggi x, microonde e molto altro); onde meccaniche propagano il suono, causano terremoti, il movimento marino, etc.; onde gravitazionali attraversano lo spaziotempo, la struttura quadridimensionale dell’Universo. Insomma… da un codice di soli 9 numeri e dal relativo modello geometrico, emerge un’intera biblioteca scientifica, una cascata di informazioni il cui valore, ritengo, va ben oltre quello desumibile da un generico sistema in equilibrio perfetto perché incontra le corrispondenze numeriche e concrete del fenomeno naturale riuscendo a parlare di luce, materia, spazio e tempo.
Concludo questa premessa con parole che, da sole, bastavano ad esaurirla.
“Il fine della scienza è, da una parte, la comprensione più completa possibile della connessione fra le esperienze sensoriali nella loro totalità e, dall’altra, il raggiungimento di questo fine mediante l’uso minimo di concetti e relazioni primarie. Il fatto stesso che la totalità delle nostre esperienze sensoriali si possa ordinare col pensiero (operazioni con concetti astratti, creazione ed uso di relazioni funzionali ben definite fra di essi, e coordinazione delle esperienze sensoriali con tali concetti) ci lascia stupefatti, ed è qualcosa che non riusciremo mai a spiegarci. Si potrebbe dire che L’eterno mistero del mondo è la sua comprensibilità” (Albert Einstein).