Potenzialità trasformativa
e salvifica del sacrificio

MYTHOS
Istituto di Psicoantropologia Simbolica e Tradizioni Religiose

Seminario transdisciplinare


14 Aprile 2012, ore 15, Abbazia di S. Nilo – Grottaferrata

 

Al neoeletto Cardinale Julien Ries
che da più di venti anni ha ispirato l’Istituto Mythos
ed è fondatore e Direttore della nostra rivista átopon.
Al suo incoraggiamento, alla sua guida, al suo generoso
contributo di orientalista e di antropologo del sacro,
al suo autorevole ethos di sapiente siamo profondamente debitori.

 

mitreoIl seminario si propone una riflessione ed un confronto transdisciplinare con teologi, antropologi, psicologi, artisti e studiosi di scienze umane sul tema del sacrificio, tema divenuto quasi tabou per la coscienza del mondo occidentale contemporaneo proteso a sfidare attraverso la ricerca scientifico-tecnologica i limiti dell’umano. Non di meno ogni giorno in nome dell’economia, della scienza, della società, di nuovi dèi e nuovi miti, consciamente o inconsciamente, vengono richiesti e compiuti ‘sacrifici’ con rigorose procedure rituali, se pur al di fuori di ogni riferimento religioso.

Per meglio comprendere la nostra travagliata modernità dobbiamo confrontarci con il pensiero speculativo e teologico delle grandi civiltà, e principalmente di quelle che sono state antesignane della nostra stessa cultura europea, che fa del sacrificio il momento centrale, fondante di ogni aspetto della vita.

La grande civiltà indovedica risalente ad alcuni millenni prima della nostra era (da sei a due, a seconda delle differenti valutazioni degli studiosi) ritiene che l’uomo, unico tra tutti i viventi, sia caratterizzato dalla capacità di essere vittima sacrificale e sacrificatore.

Gli uomini vedici, attraverso il rituale sacrificale, vettore di estrema potenza, attuavano il desiderio di raggiungere nell’invisibile, al di fuori della trama dello spazio e del tempo mondani, quella comunione con il divino che un tempo vedeva accomunati a banchetto uomini e dèi, mortali e immortali. Il sacrificio era un grande rito interiore mediante il quale l’uomo si trasformava ad immagine divina. La vita non bastava, da sola, a salvare la vita ed esclusivamente chi partecipava al sacrificio poteva essere salvato dalla cancellazione ad opera del tempo e dalla morte.

Sacrificio è ogni libagione, preghiera, atteggiamento meditativo, ardore di fede, affermazione di verità, ogni atto o ascesi, parola o silenzio, offerta consacrata all’invisibile.

Così continua nei secoli ad impressionare e ad ispirare poeti ed artisti contemporanei la giovane Antigone che, nonostante il divieto regale, compie con un pugno di sabbia il rito funebre sul corpo del fratello, gesto di tale dirompente potenza da essere punito con la morte. Esemplare, nella civiltà romana il rito della devotio grazie al quale i condottieri romani, nel pericolo estremo, offrivano in sacrificio la loro vita, riuscendo a mutare la sorte della battaglia.

arapacisLa morte, la distruzione, la scomparsa dell’esistente viene superata e vinta proprio attraverso la morte data e vissuta all’interno del rituale sacrificale. Ciò che è stato immolato ed offerto nel rito sacrificale viene salvato, riscattato dalla morte, sottratto al processo entropico a cui sottostà ogni cosa che si manifesta nel contingente, e trasformato in ciò che al di fuori dello spazio e del tempo vive nell’eterno.

La potenzialità trasformativa e salvifica del sacrificio cristico, elemento fondante del cristianesimo è presente quotidianamente nella liturgia eucaristica. Il pane e il vino, elementi comuni della mensa quotidiana, sono transustanziati nel corpo del Cristo, e il sacramentum comporta anche trasformazione e salvezza del fedele che partecipa al sacrificio della messa.

Il Sacrificio può dunque essere definito un átopon che, collocandosi in un altro spazio ed un altro tempo, trascende la necessità del momento e le esigenze egoiche per guardare al Sé, all’eterno assoluto e così dare initium a quel processo neghentropico in cui ciò che nell’esistenza è soggetto al decadimento e alla distruzione possa aver vita nell’essere.

PROGRAMMA

Ore 15.00 – Presentazione del tema del convegno

M.Pia Rosati, psicoantropologa, analista junghiana, direttrice del Centro Studi Mythos
e di átopon, rivista di psicoantropologia simbolica e tradizioni religiose

Ore 15.30 – Il sacrificio nella tradizione giudaico-cristiana

Don Francesco Mangani, docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose – Ascoli Piceno

16.00 – Il sacrificio nella liturgia cattolica

Don Francesco Mangani, docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose – Ascoli Piceno

ore 16.30 – La figura sacrificale nel mondo greco e romano

Giuseppe Lampis, filosofo, saggista, redattore rivista átopon

Ore 17.00 – Interventi liberi e discussione
17.30 – Tavola rotonda: Potenzialità trasformative del sacrificio

coordina M. Pia Rosati
Amore e sacrificio nell’opera Turandot

Laura Mazzone, antropologa Istituto Mythos

*

L’arte come sacrificio

Lorenzo Scaramella, docente di arte e tecnica dell’immagine,

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Poesia e sacrificio: il poeta, vate e profeta

Marina Plasmati, scrittrice, saggista

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La psicoterapia: sacrificio e trasformazione dell’Io nel Sé

F. Giordano, neuropsichiatra, Scuola di Psicoterapia Interpersonale e Gruppoanalisi Spiga.
19.00 – discussione e conclusione dei lavori


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