Le religioni

Julien Ries
Jaca Book-Massimo, Milano 1993, pp. 158

Annamaria Iacuele

Che cosa è il sentimento religioso? Quando si affaccia nella storia dell’umanità ? Attraverso quale via l’uomo arcaico è giunto a una percezione della Trascendenza? Sono questi antichi interrogativi a cui le scienze umane hanno cercato di rispondere negli ultimi secoli con un approccio metodologico che potesse soddisfare l’esigenza di scientificità propria dell’uomo moderno.

cristo_lereligioniJulien Ries ha affrontato tali problematiche con un approccio storico, fenomenologico ed ermeneutico ad uno stesso tempo, offrendo un quadro concettuale e metodologico di estremo rigore alla ricerca che egli conduce nell’ambito della storia delle religioni.

Quale storico delle religioni, con l’aiuto del metodo comparato genetico, cerca di comprendere l’influenza della volta celeste sulla vita psichica dell’uomo arcaico e sulla sua percezione della Trascendenza, basandosi, da un lato, sulle nuove scoperte che vanno di giorno in giorno offrendo nuove rivelazioni nel campo della paleoantropologia, della preistoria e della protostoria, dall’altro, sulle recenti ricerche sul simbolo e le sue funzioni, esplorate da W. Schmidt e dagli etnologi della scuola di Vienna, da R. Petazzoni e da M. Eliade.

Sin dai primordi, l’Homo habilis (risale a 2 milioni di anni fa), creatore della prima cultura e di tecniche di acquisizione e di fabbricazione e l’Homo erectus, che si solleva in piedi e guarda il cielo e il moto degli astri, avevano una coscienza ad un tempo simbolica e creatrice come testimoniano i graffiti rupestri e le incisioni che rappresentano uomini oranti e con le braccia alzate. Essi, attraverso la contemplazione e l’immaginazione, prima ancora che si sviluppasse una funzione mitopoietica, erano giunti all’esperienza della Trascendenza. In essi possiamo dunque già individuare l’homo symbolicus a sua volta precursore di quell’homo religiosus che più tardi nel Neolitico svilupperà complessi sistemi di credenze e di riti.

Nell’epoca neolitica l’uomo infatti passa dal nomadismo alla sedentarizzazione e ciò si traduce in un nuovo stadio culturale e religioso. J. Cauvin parla di culto degli Antenati, per i neolitici del VI millennio, la qual cosa implica la credenza in una vita ultraterrena.

Splendido esempio è offerto dal complesso archeologico di çatal Hüyük che ha portato alla luce una città agricola e artigianale, occupata tra il 6250 e il 5.400 a. C., in cui era presente un’intensa attività religiosa, testimoniata da ben 40 case sacralizzate, che costituiscono i primi santuari conosciuti.

L’uomo del neolitico, divenuto il giardiniere del mondo, per penetrare il mistero della crescita dei cereali, della vegetazione, del ritmo delle stagioni ha creato una storia santa della nascita del cosmo, degli animali e vegetali e ha sviluppato i temi della Terra-Madre, della sacralità della vita.

Egli “rappresenta la divinità secondo la sua propria immagine e, concependola come trascendente, presuppone se stesso come un essere creato a immagine divina”.

Il testo di Julien Ries è corredato da un’ampia documentazione iconografica che accompagna il lettore nel percorso che, attraverso millenni, lo porta a seguire l’uomo nella propria ricerca del Divino dalle prime esperienze del sacro, alle ierofanie, fino alla teofania.

Quando il Divino si manifesta ad Abramo e Yahvé stesso stringe alleanza con il suo popolo e parla non più mediante oracoli, ma attraverso una Rivelazione, abbiamo già una teofania.

Infine, conclude l’autore, “l’avvenimento storico dell’esistenza di Gesù è una teofania nel senso pieno del termine, e questa esistenza è la più grande rivoluzione religiosa della storia” (p. 156).

Annamaria Iacuele


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