Salute e salvezza nelle religioni del mondo

Lawrence E. Sullivan
Healing and restoring

Health and medicine in the World’s religious

Macmillan Publishing company, New-York
Coller Macmillan, London 1990 Traditions

Julien Ries

Nella storia dell’umanità medicina e religione hanno relazioni privilegiate: preti, profeti, taumaturghi, sciamani, guaritori spesso si sono identificati, talvolta si sono contrapposti. Tuttavia non tutte le religioni affrontano nella stessa maniera la sofferenza.

Dhanvantari, il divino dottore dell'Ayurveda
Dhanvantari, il divino dottore dell’Ayurveda

Il volume Healing and Restoring, curato da Lawrence Sullivan, presenta una panoramica mondiale del problema della sofferenza, della sua accezione, della guarigione e affronta mirabilmente il problema della salute e della medicina, dal punto di vista delle religioni. Non si tratta solamente di un documento storico che metta il lettore in presenza di dottrine e eventualmente di ricette; i saggi introdotti dal curatore sfociano in un’ermeneutica il cui messaggio concerne l’esistenza personale del lettore.

Nell’introduzione,  The Quest for Well-being and the questioning of medicine, L. Sullivan sottolinea lo stretto legame culturale tra malattia e ben-essere, e conclude che la questione medica è legata non soltanto alla biologia e alla anatomia ma anche alla cultura e alla storia: immagini culturali, forze sociali, clima morale hanno un impatto sulla salute e la malattia. Infatti malattia e ben-essere sono al centro di un ampio ventaglio di problematiche. Ne sono testimoni eloquenti Zaratustra e il Buddha i quali hanno tentato di salvare l’uomo e di restaurare la condizione umana molti secoli prima della venuta di Gesù Cristo di Nazareth.

Grazie al Park Ridge Center di Chicago, quindici specialisti dell’Oriente e dell’Occidente, del Nord e del Sud hanno potuto raccogliere la risposta delle varie culture e sottolineare le responsabilità della modernità nel campo della salute.

Il buddismo occupa un posto privilegiato nel percorso della storia umana e questo posto è particolarmente notevole nel campo della “malattia-salute”.

J. M. Kitagawa di Chicago traccia la “Buddhist Medical History” (pp. 9-32) una storia molto ricca che esamina tutti gli aspetti della vita personale e sociale: malattia, sofferenza alimentazione, bevande, cure del corpo, vita del monaco, vita in comunità monacale, vita in famiglia; missione medica e cure alle popolazione (in seguito agli editti di Ashoka verso il 257 a.C.), trattamenti medici; morale buddica e orientamenti bioetici, rispetto della vita, relazioni sessuali, dignità della vita. Tutte queste problematiche hanno infatti preoccupato il Buddha e, dopo di lui, i responsabili dei monasteri così come i principi che seguivano la legge buddica. Con l’imperatore Ashoka, la costituzione dell’India, incisa sulla roccia, si interessa alla bioetica e integra la salute nel codice sociale della popolazione. La tradizione del Mahayana riprende e amplifica questa preoccupazione grazie alla dottrina e alle figure del bodhisattva.

Affrontando le Traditions of Healing and the Life Cycle nel buddismo cinese, Raoul Birnbaum parte dal fatto che il Buddha Sahyamuni, spesso chiamato il Grande Medico, ha concentrato tutto il suo progetto sulla sofferenza e sulla guarigione dell’uomo: dottrina del male universale, guarigione attraverso la mediazione che fa trascendere il male e il dolore, obbligo della compassione verso gli altri.

La tradizione dei missionari buddisti venuti in Cina all’inizio della nostra era diviene eco della loro abilità nell’arte di guarire, considerata in Cina un segno di perfezione. La legge del Karma determina le nascite successive, ma anche, in maniera diretta o indiretta, le malattie. Documento fondamentale è Scripture on the Master of Healing al quale bisogna aggiungere i manuali del maestro Chih-i (538-597).

Vi troviamo qui dettagliate cause di malattia, i metodi di guarigione attraverso la meditazione, la teoria della malattia considerata come una trasformazione e un mutamento verso l’illuminazione. Scritture e rituali sono attraversati dal senso della guarigione intesa come processo di trasformazione dell’uomo. Il buddismo opera una vera guarigione spirituale dell’essere umano, frutto di illuminazione.

Bisogna aggiungere che in Cina la tradizione buddica è stata fortemente influenzata dalle tradizioni culturali del tao sulla longevità e sugli spiriti protettori, la qual cosa spiega le numerose preghiere alle divinità. Inoltre, mentre il buddismo si oppone al suicidio, in Cina ritroviamo molte forme di suicidi: self-sacrificeself-immolation, self-effacing.

Il moderno Giappone è un mondo appassionatamente interessato allo studio della malattia e del benessere: un legame profondo unisce cultura, medicina e pensiero religioso. Emiko Ohnuki-Thierney tratta questo tema dal punto di vista dei templi e dei santuari e ci offre una eccellente documentazione su un tema poco noto e una visione del sistema pluralistico della medicina giapponese e della straordinaria attenzione alla cura del sacro. In tale contesto si colloca la medicina dei templi e dei santuari, collegata con l’invocazione delle divinità, ognuna secondo la propria specialità : shinto, buddista, taoista. Queste divinità hanno un ruolo importante nella vita giapponese perché la devozione popolare fa ricorso al loro intervento. L’autore descrive due casi tipici: il santuario di Ishikiri, vicino a Osaka, dove funziona un reparto di chirurgia e il tempio di Nakayama che offre cure pediatriche e ginecologiche.

In India, l’Ayurveda trasmette una ricca tradizione medica le cui strade affondano nel cuore della tradizione aria che si sovrappose alla civiltà prevedica. David Knipe ci offre una breve descrizione della storia dell’induismo e della medicina indù prima di affrontare l’Ayurveda sotto il triplice aspetto del mito, del rituale e della società. Come il soma deve restaurare l’ordine nel cosmo, la medicina ayurvedica tenta di restaurare l’ordine nel corpo. Dal momento che la malattia è un disordine degli elementi, la medicina cerca di attivare un insieme di simboli al fine di ristabilire l’ordine secondo le teorie del microcosmo-macrocosmo. Lo schema di base si fonda sulla teoria dei tre numeri (tridosa). Il corpo umano è composto di vento (vata), di bile (pitta), e di flegma (kapha) che debbono mantenersi in equilibrio secondo l’immagine delle classi sociali dei tre varnas della società aria.

Nel dominio della medicina orientale, l’India rimane un punto di svolta poiché è portatrice di quattro millenni di tradizioni religiose e culturali che costituiscono il terreno nel quale si è sviluppato tutto l’edificio della guarigione e della salute. Sudir Kakar ci mostra il portato delle tradizioni ancora vive in “Health and Medicine in the Living Traditions of Hinduism”. Gli specialisti, grandi portatori della saggezza e della tradizione medica ancestrale hanno un nome significativo: vaid, da Veda “scienza di vita”. Sanno che il corpo, la natura e la salute si mantengono in un equilibrio dinamico determinato da un ordine di cui la malattia è la rottura. Così l’Ayurveda ha trasmesso all’India diverse classificazioni di alimenti, delle loro proprietà, della loro conservazione e della loro azione nel mantenimento dell’equilibrio degli umori. Gli Indiani conoscono perfettamente la loro alimentazione, così come gli effetti sulla salute, sul suo mantenimento, sulla guarigione. La salute e la sessualità costituiscono un campo di ricerca specifico. Il misticismo dell’India realizza un’alchimia che, attraverso la sessualità, procura l’immortalità.

Ritroviamo qui il soma e la sublimazione della sessualità che trasforma l’energia virile in potenza mentale: quest’ultima trova la sua sorgente nella virya, la virilità che procura l’ojas, la creatività, la longevità, la vitalità fisica e mentale; l’ispirazione artistica, mistica e mentale. È il segreto della castità dello yogin, del monaco, del bramacarin. Per contro l’India si è interrogata sulla malattia mentale, sulla perturbazione del manas, dell’ego, della psiche: e ne ha cercato le cause nella perturbazione del desiderio e nell’azione degli spiriti demoniaci che operano male.

Rimanendo sempre nel mondo dell’Asia del Sud, disponiamo di una serie di considerazioni antropologiche sulla disperazione e sulla guarigione nella medicina e religione del buddismo sinhala di Sri Lanka.

Gananath Obeyesekere di Princeton, specialista della mutazione del buddismo, attraverso uno studio che si situa alla frontiera dell’antropologia e della psicologia religiosa, esamina due casi: una forma di meditazione buddica popolare e un caso di possessione da parte di uno spirito malvagio. L’autore mostra come la possessione possa subire una trasformazione e divenire possessione da parte di uno spirito benevolo.

Pagina tratta da un testo di medicina islamica del XV secolo.
Pagina tratta da un testo di medicina islamica del XV secolo.

Una prospettiva sintetica della questione della salute e della medicina in Islam è tracciata da Fazlur Rahman di Oxford. Bisogna partire dalla tradizione araba con i suoi riti magici e i suoi amuleti, seguire il profeta, il Corano e gli Hadith: troviamo essenzialmente tracce della fraternità, della compassione per il povero e per l’orfano. Durante la sua espansione l’Islam ha incontrato la medicina greca, egiziana, siriaca, sassanide e ha così raggiunto un elevato grado di sviluppo. Durante il periodo abasside il regime di Bagdad ha creato i primi ospedali. Nel 931 a Bagdad si comincia a controllare seriamente la formazione dei medici. Damasco e il Cairo hanno seguito questo esempio. Il giuramento di Ippocrate fa parte del bagaglio del medico musulmano. Continuo è il confronto con le questioni etiche: poligamia, divorzio, adulterio, ramadam, schiavitù della donna. In epoca moderna ci si confronta con la bioetica, e le problematiche poste dal trapianto degli organi, dalla pianificazione familiare, dalla problematica dell’aborto.

L’Islam tende a essere fedele ai suoi principi.Su questa trama, Peter Antes sviluppa una chiara panoramica relativa alla medicina islamica che, influenzata nel XIX secolo dall’Europa e nel XX dall’America, si trova attualmente tra tradizione e modernità. I fondamentalisti e tutti i movimenti islamici insistono sull’assoluta necessità di mantenere l’integrità della rivelazione e della tradizione in tutti i domini, compreso quello delle cure della salute e della dietetica. Due concetti ritornano continuamente: salim (fondato su islam), parola che evoca ben-essere, integrità, pace, sicurezza; sahih dalla radice araba shh che connota l’idea di purezza, mancanza di colpa, rettitudine, impossibili da raggiungere senza il soccorso di Dio e senza l’aiuto della comunità. L’Islam si trova con difficoltà nella dicotomia occidentale di separazione tra religione e società, religione e cultura. Ciò spiega il confronto attuale, dal punto di vista medico tra il mondo musulmano e il mondo occidentale. L’autore consacra la parte più importante del suo articolo a un documento capitale, Islamic Code of Medical Ethics, pubblicato all’indomani del primo congresso di medicina islamica tenuto in Koweit nel gennaio 1981. Questo testo traccia la via che deve seguire il medico, collaboratore di Dio creatore e misericordioso. La sua missione è di preservare la vita come dono sacro, di aiutare il malato a ritrovare la salute dell’anima e del corpo; essa è in un certo modo un sostituto del sacerdote assente nell’Islam. In effetti la medicina deve vegliare sull’etica dei musulmani, sul mantenimento dei valori sociali, sui buoni costumi, sull’equilibrio psichico dei pazienti. Il suo ruolo può essere molto importante in alcuni momenti della vita dell’umma. È il caso del ramadam i cui obblighi possono portare a delle anomali situazioni di salute. L’azione del medico islamico supera di gran lunga il ruolo attribuito al medico nelle società occidentali. Il medico musulmano è un guaritore, un consigliere psicologico, ma anche un consigliere religioso, cioè una guida della coscienza, un informatore religioso incaricato di introdurre il fedele in una prospettiva soprannaturale, un formatore delle coscienze.

Si passa quindi alle culture di tradizione orale a cominciare dalle culture africane. Koffi Appiah-Kubi, specialista di scienze sociali, religiose e mediche del Ghana, propone una ampia visione d’insieme del problema religioso e medico della comunità degli Akan del Ghana, società tradizionale in cui i preti-guaritori esercitano ancora una grande influenza. Tutti hanno ricevuto una formazione e un’iniziazione di quattro anni che permette loro di votarsi al servizio della popolazione: una società matriarcale le cui credenze fanno riferimento agli antenati, guardiani del comportamento del popolo e incaricati di ricompensare il bene e di punire il male. Tra le credenze religiose bisogna sottolineare l’idea della reincarnazione degli antenati, il terrore in presenza dei mali, come la sterilità, la cecità, l’impotenza.

La salute è il segno di relazioni corrette tra le persone e il loro ambiente naturale e soprannaturale, i loro compagni e le loro donne, è segno di bene e di benedizione. La malattia al contrario è segno di caduta, di rottura di un tabù o della malevolenza di un cattivo spirito o del malocchio. Salute e medicina sono legate a un comportamento morale e sociale e conseguentemente le cure e la guarigione richiedono l’intervento complesso di differenti persone e di numerosi mezzi personali e sociali: confessione delle colpe, riti di penitenza e di perdono, medicazioni diverse e l’intervento di tutta la parentela del malato. Una vera rete familiare si organizza per circondare e accompagnare il malato. Nell’etnia Akan, si è persuasi che la malattia non tocca soltanto un organo ma tutta la persona, cioè tutta la comunità, e questa si sente responsabile della salute e della malattia di ogni persona del gruppo. Si distingue tra cura e guarigione: la guarigione è l’ultima tappa. In ogni caso malattia e ben-essere sono legate alla religione e da ciò deriva l’insistenza sull’armonia con la natura come sorgente di salute.

Dall’etnia Akan si passa all’etnia Bantù, una delle grandi etnie dell’Africa centrale e meridionale, oggetto dello studio di John M. Janzen, antropologo dell’Università di Kanzas. Dopo un avvicinamento storico al popolo Bantù e un saggio sulla nozione di salute, l’autore affronta la questione a partire dall’espressione verbale bantù. L’analisi lessicologica ci porta in presenza di un abbondante vocabolario che fa riferimento alla purezza e alla efficacia per designare il concetto di salute e di ben-essere. L’esame sistematico di numerosi casi in diverse popolazioni porta l’autore a concludere che salute, medicina e religione in Africa centrale e meridionale sono una vera sintesi della civiltà Bantù che va dallo Zaire all’Africa del Sud.

Senza alcun dubbio l’ordine sociale è causa del mantenimento della salute e del ben-essere e si avverte un profondo appello della persona e delle persone affinché le norme della società siano strutture protettrici dell’etica e del ben-essere. Il rituale rimane in uso accanto alle diverse terapie e ai cambiamenti attuali poiché riflette una visione ancestrale del cosmo che resta profondamente ancorata nell’inconscio.

Nel contesto “salute, medicina, religione”, la presenza della natura è essenziale. In essa si radicano i rimedi, la simbolica della guarigione, delle piante e degli spiriti. Tuttavia presso gran parte delle élites africane, si deplora la perdita di senso delle tradizioni ancestrali e delle esperienze di vita degli antenati. Simile situazione aggrava la inquietante crisi attuale nel campo della salute, dell’agricoltura, e la degradazione dell’ambiente.

AHaiti, il Vudu costituisce un caso particolarmente interessante: in questa isola dei Caraibi, è vivo un sistema religioso e culturale che riflette tradizioni africane e nel quale si mescolano miti e ricordi dell’Africa e dell’America. K. Mc Carthy Brown si interessa della spiritualità vudu, la cui influenza copre la società haitiana nel suo insieme, con i suoi incantesimi, disincantamenti, ma anche con i suoi segreti. L’autore descrive le cerimonie di iniziazione, i possedimenti da parte degli spiriti, le transes e i metodi di guarigione praticati da preti e sacerdotesse che invocano gli spiriti, utilizzano diversi rituali e trattamenti di cui posseggono i segretgfi. Essi devono avere ad un tempo la scienza e il potere, l’autorità e la conoscenza delle loro ricette mediche.

Il giro del mondo ci porta alle Hawaii di cui ci parla con grande competenza Katharine Luomala che ivi ha fatto la sua carriera universitaria. L’autore descrive inizialmente le diverse categorie di malattie: quelle del corpo, quelle che sono causate dalle streghe, la follia, il suicidio, le malattie esotiche, le epidemie. Queste non furono risparmiate alla Polinesia e, aggiungendosi alle altre malattie, hanno decimato la popolazione in maniera regolare. L’alcool e il tabacco non sono stati benefici. Una bevanda nazionale chiamata kava, bevanda culturale offerta alle divinità, simbolo di fecondità e di fertilità ha sempre giocato un ruolo importante nel dominio medico. Le missioni protestanti hanno tentato di frenare le piantagioni di radici di kava a causa del legame intimo tra kava e religione degli aborigeni.

I rituali di purificazione costituiscono un elemento essenziale della religione arcaica: immersione nell’Oceano, aspersione con l’acqua sacra, sedute di abluzione nel lago e nei fiumi. Del resto, gli Hawaiani sono attenti al dualismo e ai tabù che ne derivano: giorno, notte; sacro, profano; vita, morte; luce, tenebre; acqua terra.

Figura di grande importanza era il Kahuna, al servizio del re, ma anche prete e medico, formato e iniziato alla sua missione particolare. La formazione di un medico consacrato agli dei era, ancora durante il XIX secolo, circondata da cure particolari dal momento che la sua arte era considerata un’arte sacra. Vero guaritore era colui che, oltre alla conoscenza medica, all’esperienza e alla sua saggezza, possedeva anche l’aiuto degli dei. L’autore descrive il percorso del ciclo della vita dell’uomo e della donna, dalla nascita fino alla morte, e la sua simbolica nella concezione polinesiana arcaica.

Ake Hultkrantz, il grande specialista delle antiche tradizioni dell’America del Nord, affronta il tema della salute, religione e medicina presso gli indiani delle terre nordiche.

Il concetto di salute di queste tribù può essere definito da una descrizione analogica tratta dai rituali e dalle preghiere: è l’assenza di malattia, la rinascita della vegetazione, i buoi nella prateria, la fertilità della campagna, la vita umana fiorente, tutto ciò vissuto in relazione con la divinità. La salute è dunque un dono sovrannaturale, conseguenza delle relazioni corrette con le potenze cosmiche e divine. La malattia è un segno di cattive relazioni con le potenze sovrannaturali. Da qui una doppia conseguenza: si sopporta la malattia e si cerca di ristabilire buone relazioni con le forze divine e cosmiche. Diversi miti illustrano questa dottrina. Nel mondo degli indiani d’America del Nord si distinguono tre categorie di guaritori:

a) I guaritori di piaghe e di malattie che non hanno alcuna relazione con il mondo soprannaturale ma sono conoscitori di ricette, di erbe e di piante. Si tratta di vecchi guaritori.

b) i medicine men che lavorano nella transe con l’aiuto degli spiriti e delle potenze ai quali fanno appello, talvolta durante un’estasi, una divinazione. L’autore si pone il problema dell’origine dello sciamanesimo americano e ritiene soprattutto probabile l’influenza siberiana.

Il primo problema posto dalla diagnosi è se sia entrato nel corpo del malato uno spirito o un oggetto.

Altro problema rilevante è quello della perdita dell’anima che si è allontanata dal corpo. Per guarire dall’intrusione di un oggetto o di uno spirito, il medecin man mette in opera tutta una serie di azioni: soffio, suzione, piume volanti. Per ritrovare l’anima che ha lasciato il corpo, il medecin man organizza una seduta sciamanica con estasi durante la quale invia la propria anima o il proprio spirito nel mondo dei morti per riprendere l’anima che ha lasciato il corpo. Come si vede salute e vita sono considerate doni soprannaturali che provengono dal mondo trascendente.

B. R. Ortiz de Montellano, grande conoscitore del mondo atzeco, ha tracciato un panorama delle tradizioni mediche mesoamericane. Grazie alle testimonianze degli Spagnoli e dei primi missionari, conosciamo la religione atzeca del XVI secolo: il culto degli astri, le sue credenze, la sua eredità tolteca, i suoi dei, i suoi rituali, la sua cosmologia. L’autore ne fa una buona sintesi quindi passa a esplorare il dominio della medicina e dei guaritori. Questi ultimi disponevano del carisma sciamanico poiché nelle loro diagnosi utilizzavano a un tempo le conoscenze cosmologiche e gli allucinogeni. Infatti esistono due tipi di medecin men: quelli che operano sotto il patrocinio della dea Toci (chirurghi, flebotomisti, ostetriche, procuratori di aborti, indovini) e quelli che operano sotto la guida del dio Tezcatlipoca (maghi e negromanti), i primi sono considerati saggi, i secondi personaggi discutibili. Questa distinzione non dipende dal bagaglio di conoscenza, ma dalla autorità morale e dalla purezza delle intenzioni. Alla base dei trattamenti terapeutici era la conoscenza delle virtù curative delle piante e l’igiene.

Bisognava lottare soprattutto contro le febbri. La diagnostica si faceva spesso attraverso l’esame dell’urina. L’istruzione medica andava di pari passo con l’istruzione sacerdotale e era impartita nelle stesse scuole poiché preti e guaritori godevano un’eguale autorità carismatica: religione e salute erano strettamente collegate. Fortunatamente disponiamo di preziose indicazioni nel Florentine Codex che è stato conservato. Constatiamo che l’influenza del mondo atzeco si è mantenuta nell’America centrale moderna sia in alcuni aspetti sincretisti della dottrina che nelle pratiche mediche e negli usi dei guaritori. L’influenza dei missionari cattolici non ha totalmente sradicato le tradizioni arcaiche atzeche.

Il curatore del volume (autore di un’opera importantissima: Icanchu’s Drum. An orientation to meaning in South American Religions, Macmillan 1988) elabora una sintesi dei fondamenti della salute e del potere medico nell’America del Sud, sub-continente in cui vengono usate circa 1500 lingue. Salute e malattia sono stati che trascendono l’organismo individuale e che sono in relazione con esseri soprannaturali (il Creatore, eroi mitici inventori della cultura, mostri del mondo arcaico), potenze cosmiche (il sole, la luna, la pioggia, la vegetazione, le stelle, la terra) e con la società umana.

Dobbiamo sempre fare riferimento alla concezione del tempo e dello spazio e a tutta la simbolica che ne scaturisce: questa simbolica si ritrova nei miti e nei rituali utilizzati dai guaritori che fanno riferimento alla pienezza del tempo così come alla totalità dello spazio. Ben-essere e malattia sono legati alla degenerazione progressiva del cosmo. Bisogna dunque ristabilire le forze vive del mondo così come il valore e la solidità del suono.

Il potere e lo scoppio del suono impressionano gli indigeni: da qui l’importanza del canto, del ritmo nella messa in azione dei rituali attraverso i guaritori. Si tratta di forze sacre che provengono da esseri soprannaturali. Gli incantesimi sono anche in uso nell’iniziazione di numerose etnie: si ritiene diano un elemento di maturità all’anima umana e facciano dell’adolescente un essere completo. Inoltre la notte è favorevole alla guarigione e all’iniziazione: tempo di sonno per gli esseri umani è tempo di veglia per gli esseri divini e mitici e per i rettili portatori della saggezza e della vigilanza. La notte è favorevole ai guaritori.

Sullivan esamina con particolare attenzione i passaggi e i riti di passaggio dalla nascita alla morte. Questi riti sono destinati a dare il ben-essere nel nuovo stato di vita. Così, presso molte etnie americane vige una dottrina sul concetto e sull’intervento degli esseri soprannaturali nella formazione del bambino in seno alla madre.

In generale i riti di nascita sono semplici, ma l’iniziazione dell’adolescente è un avvenimento culturale di grande portata con un apparato simbolico molto espressivo.

Alle ragazze sono spiegati i miti di creazione e si ha una sacralizzazione del corpo femminile. Per gli adolescenti, l’iniziazione assume il carattere di una rigorosa prova di valore fisico e è al contempo iniziazione alla vita sociale e alla vita di relazione con gli spiriti del mondo invisibile.

I riti della morte e dei funerali poggiano sui molteplici miti riguardanti l’origine della morte, della malattia e dell’after life. Il defunto è trattato con un grande rispetto, perché la morte non è considerata la fine dell’esistenza. I riti funerari sono diversi da un’etnia all’altra, ma generale è la credenza del potere della parola che raggiunge l’Essere supremo e del ritorno degli esseri defunti a una nuova esistenza terrena. Il cammino dell’after life è arduo, seminato di ordalie simili alle prove di iniziazione, di incontri con mostri. Spesso è necessaria una guida sul cammino della sopravvivenza.

In America del Sud come in ogni altra cultura, nei campi della medicina e della salute si stabilisce una distinzione tra curare e guarire. Tuttavia ambedue contribuiscono alla continuità dell’obbligo nei confronti della comunità e delle persone. Per ciò che riguarda la cura della salute alcune figure hanno un’importanza rilevante: gli erboristi, i terapeuti, gli specialisti in rituali, i cacciatori. Ai processi di guarigione partecipano anche sciamani e esorcisti i quali richiamano l’anima che ha lasciato il corpo e è stata catturata da un nemico o che ha errato a causa di un sogno. Il guaritore è obbligato a assumere il ruolo dello sciamano: deve intraprendere un viaggio durante un’estasi e battersi con il nemico. L’esorcista invece deve compiere un’operazione inversa: cacciare uno spirito malvagio che si è impossessato del corpo del malato.

Si tratta di un’operazione meno pericolosa in quanto non si deve ricorrere a allucinogeni, è dtuttavia necessaria grande conoscenza, abilità tecnica e capacità di entrare in dialogo con lo spirito.

Si deve aggiungere che tra le procedure terapeutiche che mirano a preservare la salute e soprattutto ad ottenere la guarigione dalle malattie rintracciamo due tecniche frequenti: il soffio e la suzione. Al fine di far ritornare nella persona l’anima che si era smarrita, le due tecniche più usuali sono quella di soffiare sul malato o di suonare accanto a lui uno strumento di musica. Visibilmente spettacolare è l’operazione della suzione, sia dal punto di vista del rumore sia dell’apparente aggressività del guaritore nei confronti del malato, dal momento che la bocca e lo stomaco di alcuni guaritori hanno una potenza straordinaria.

Presso gli Incas era usata anche la confessione delle colpe alla quale si aggiungeva l’immersione in acqua.

Alcuni guaritori operavano il regressus ad uterum, un vasto esercizio di memoria che faceva tornare il paziente alle sue origini, cioè alle origini della creazione, con la sua simbolica mitica e lo sviluppo della sua forza. Simile operazione psichica era in grado di far rinascere completamente il malato. Non bisogna trascurare il ruolo della divinazione né quello dell’ordalia dal momento che si tratta di un’interrogazione rivolta al mondo soprannaturale al fine di trovare le ragioni e le origini del male, della malattia o del disordine. Complementare alla divinazione e all’ordalia è il sacrificio.

Queste tre istituzioni sono segni della presenza di una organizzazione complessa che varia secondo le etnie

Al termine del rapido sguardo analitico su questa ingente opera che quindici specialisti hanno consacrato al tema Healing and restoring, Health and Medicine in the world’s Religious traditions, possiamo fare una breve sintesi. Ogni autore affronta quattro punti di vista: salute e malattia, il ciclo della vita umana con i riti di passaggio e il loro impatto sul ben-essere, il mantenimento della salute e la guarigione e, infine, l’impatto dell’etica e della giustizia. In tal maniera, il problema  Healing and Restoring è situato in un contesto ad un tempo sociale, religioso, antropologico e culturale: quattro dimensioni che mostrano l’originalità e la ricchezza dell’opera e ci offrono una vera summa di scienze umane consacrate alla salute e alla malattia, al benessere, al suo deterioramento e al suo ristabilimento nella vita dell’uomo.

Il valore degli autori, eminenti specialisti di scienze umane, conosciuti dai loro lavori (storici delle religioni, antropologi, sociologi, comparatisti, direttori di istituti di ricerca, etnologi che hanno avuto occasione di lavorare sul terreno durante le missioni e di consacrare una lunga carriera alla ricerca e all’insegnamento e dispongono di una notevole documentazione, così come di un metodo rigoroso di approccio e di analisi dei fatti e dei fenomeni) e la documentazione molto ricca, ma anche l’eccellente analisi dei fatti, delle culture, della storia delle etnie, delle civiltà, conferiscono grande dignità scientifica all’opera.

Infine si deve aggiungere che l’opera, in quanto offre una visione mondiale del problema Healing and Restoring, passando attraverso l’Asia l’Africa, l’Oceania, l’Asia del Sud, i Caraibi e le Americhe ed è dotata di una articolata guida bibliografica, può essere di grande utilità per gli studi transdisciplinari di storici delle religioni, antropologi, etnologi, psicologi, teologi, medici, storici della scienza e della cultura.

Julien Ries


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