Parmenide
all’origine della scienza moderna
(da átopon Vol. VI)

Karl R. Popper

Il mondo di Parmenide: Alla scoperta della filosofia presocratica
Casale Monferrato (Piemme) 1998, pp. 432.
Tit. orig.: The World of Parmenides: Essay on the Presocratic Enlightenment, London 1998.

Giuseppe Lampis

Isaggi e le conferenze raccolti in questo testo rappresentano le tappe salienti della ricerca quarantennale (dal 1950 agli ultimi frammenti del 1989) di Popper sulle radici greche della scienza moderna e bene illustrano perché il problema Parmenide ne abbia costituito il movente dall’inizio alla fine.

parmenide
Parmenide

I lettori dell’influente filosofo della scienza austro-inglese hanno già avuto modo di conoscere alcuni risultati delle sue riflessioni sulla filosofia greca in Conjectures and Refutations, London 1969 (tr. it., Congetture e confutazioni, Bologna 1972) e hanno potuto constatare già in quella sede con quale sicurezza egli scorra lungo i fili che annodano la scienza moderna al pensiero greco.

Popper fa di Parmenide il responsabile principe della avversione al sensismo e della concezione per la quale solo l’intelletto, ricevendo la verità direttamente da Dio (veracitas dei), non è fallace.

La cosmologia parmenidea nasce dalla valorizzazione dell’intelletto contro i sensi; ora, l’intelletto afferma l’impossibilità del non essere e l’assoluta esclusività dell’essere.

(Con questa affermazione si inaugura la grande linea delle teorie del pieno o del continuo che da Aristotele attraverso Descartes, Huyghens, Leibniz, Faraday giunge fino a Einstein, De Broglie, Schödinger.)

Il non essere non c’è e c’è solo l’essere, e nell’essere compatto e senza interruzioni il mutamento è impossibile e il movimento è illusorio.

Gli atomisti e Parmenide

Gli stessi atomisti negarono la realtà del mutamento e lo interpretarono come semplice movimento di particelle elementari immodificabili. Essi confutarono sulla base dell’evidenza la tesi parmenidea che non c’è il vuoto (= non essere) ma ammisero che l’essere doveva essere comunque pieno e compatto, senza vuoto (= non essere) interno e perciò incorruttibile, indivisibile, immodificabile, eterno.

Il mutamento della natura per loro non aveva carattere intrinseco e qualitativo ma era dovuto al riassetto di particelle elementari atomiche e piene in movimento nel vuoto (= non essere).

In altri termini per gli atomisti i mutamenti percepiti dai sensi, che si presentano come mutamenti delle qualità (dei colori, dei suoni), non corrispondono a nessun mutamento reale dell’oggetto percepito e sono dovuti a semplici spostamenti della posizione reciproca degli atomi che si muovono nel vuoto.

I mutamenti delle qualità (colori, suoni) sono illusori, mentre sono reali solo i movimenti sottostanti delle particelle elementari che li provocano (mutamenti puramente quantitativi e cioè meri movimenti spaziali).

Questa riduzione del mutamento qualitativo a mero movimento quantitativo di parti immodificabili si forma sotto il condizionamento del pensiero di Parmenide.

Le particelle elementari teorizzate da Leucippo e Democrito non vengono conosciute dai sensi attraverso la percezione, ma dall’intelletto attraverso la speculazione.

È l’intelletto a raggiungere la nozione che la materia non può essere divisa all’infinito perché ciò equivarrebbe ad ammettere che il non essere si può interporre all’interno dell’essere frantumandolo senza incontrare resistenza.

Se il non essere potesse allargarsi senza limiti allora l’essere sarebbe divisibile e diminuibile all’infinito fino a non consistere più in niente.

L’atomo si presenta dunque come una verità logica direttamente derivata dalla idea parmenidea che l’essere è pieno.

L’influenza del pensiero parmenideo

L’influenza del pensiero parmenideo – che la verità intorno al cosmo si ricavi solo dall’intelletto e non dai sensi, che il cosmo sia un continuo senza vuoti (dato che l’essere-esistere equivale al pieno), che il mutamento consista in un puro movimento di riassetto di elementi permanenti – secondo Popper è durata fino a pochi decenni or sono.

Si presti attenzione a una fondamentale conseguenza di questa linea di pensiero:

  • se c’è solo essere, e dunque niente comincia e niente finisce, l’universo non si consuma, il cosmo è eterno;
  • se il mutamento fosse invece intrinseco e non corrispondesse a un mero riordino di parti immodificabili, allora l’universo si consumerebbe, subirebbe la legge della entropia e a un certo punto raggiungerebbe l’equilibrio immoto della morte definitiva.

Inoltre, la teoria di un universo eterno in cui niente si perde ha come corollario obbligato che si tratti anche di un universo reversibile, nel quale il tempo potrebbe andare avanti e indietro indifferentemente, per così dire, dato che in esso non ci sarebbero né avanti né indietro assoluti, né prima né dopo assoluti.

Al contrario un universo che finisce, entropico, mutevole intrinsecamente, è un universo irreversibile, dato che in esso ci sarebbe sempre qualcosa che si perde e non torna più.

Un universo eterno deve ripetersi.

Un universo continuamente originale deve finire.

Nel mondo di Parmenide che non ammette movimento e mutamento, per Popper, non succede niente di reale.

In un mondo perfettamente tautologico e reversibile (dove niente si perde o si consuma) non potrebbe accadere niente.

Un mondo simmetrico non sarebbe un mondo. Un mondo in perfetta risonanza (la interazione atomica – cioè lo stare insieme degli atomi – può essere descritta come risonanza) non può esistere.

Per esistere, il mondo non deve essere regolato dalla causa ma dal caso.

Nulla potrebbe accadere se il tempo fosse perfettamente bidirezionale o onnidirezionale (e cioè non avesse una direzione oggettiva prevalente) in ognuno dei suoi istanti.

Il parmenidismo si ripresenta con rigorosissima esattezza ancora nella posizione di Einstein, secondo il quale ci troviamo in in universo dove tutti “i sistemi di riferimento” (= gli eventi, le cose) sono copresenti dall’eterno.

Ciò vuole dire che l’accadere di uno qualsiasi dei sistemi risulta essere un accadere solo nei riguardi di un altro sistema; di modo che, generalizzando, niente accadrebbe per l’assenza anche di una sola cosa e ogni cosa accade solo e perché accadono tutte le altre.

Tuttavia parlare di accadere (o di mutamento) è altamente improprio e illusorio in riguardo all’universo einsteiniano, esso infatti si costituisce come un continuum spaziotemporale nel quale l’intero contenuto e l’intera storia sono copresenti.

Per Einstein, come dice Hermann Weyl, «il mondo oggettivo semplicemente è, non accade». Il concetto di copresenza esprime la riduzione del tempo a una dimensione dello spazio; conseguentemente la teoria dell’universo si presenta come una geometria che incorpora il tempo (p.225).

L’ultimo grande sostenitore dell’esistenza di un universo parmenideo reversibile, simmetrico e eterno è stato Einstein con la sua teoria generale di un universo continuo pieno geometrico.

Fra i primi, fondamentali, Platone e Euclide.

L’incrinarsi del programma parmenideo

Il programma parmenideo viene incrinato, a avviso di Popper, solo con la scoperta delle particelle che trasmutano intrinsecamente, quelle cioè che possono decadere in altre particelle. Ciò introduce alla teoria che il caso è oggettivo.

Popper non aderisce alla tesi di Heisenberg che il caso (o la probabilità ) dipenda dalle insufficienze dell’osservatore.

Una simile tesi toglie il caso dalla sfera oggettiva e lo attribuisce a una sfera soggettiva perpetuando in tale modo il programma di Parmenide che fa dipendere la nozione del mutamento dalla conoscenza difettosa dei mortali.

Invece, per Popper, il reale non è costituito da cose permanenti bensì da processi casuali, imperfetti, approssimati. La scoperta che un mondo perfettamente simmetrico non può esistere porrebbe termine alla dominazione parmenidea protrattasi fino a qui. E la nuova visione derivata da questa scoperta vorrebbe che non esistano cose bensì solo processi; infatti un mondo in perfetta risonanza1 non potrebbe esistere, dato che in esso non potrebbe accadere niente.(vedi nota 1)

Dopo un lungo giro, Popper mostra di essere così tornato a Eraclito. Precisamente a quell’Eraclito che secondo Platone (Cratilo, 402 A = DK 22A, 6) afferma che «tutto scorre». Il reale non sarà dunque l’invariante ma la variazione.

Per superare Parmenide bisogna tornare a quell’Eraclito contro il quale Parmenide avrebbe polemizzato.

La processualità del conoscere sarebbe fondata proprio sulla processualità del reale. I processi sensoriali non sarebbero affatto illusori in quanto tali; al contrario i processi che «formano la base fisica oggettiva delle cosiddette qualità secondarie» – le sensazioni – sono altrettanto «primari» dei processi «molecolari che determinano la rigidità e l’invarianza della forma dei materiali solidi» – le cosiddette qualità primarie – (p. 239).

Epistemologia e Cosmologia

Parmenide, da grande astronomo, scoprì che le fasi della luna dipendevano dalla esposizione del pianeta ai raggi solari e che pertanto il suo crescere e diminuire non corrispondevano al crescere e al diminuire della sua massa. In breve scoprì che il mutamento della sua forma era apparente e che la luna era e restava immutabilmente sferica.

Egli generalizzò la scoperta estendendola al cosmo intero.

Essendo pervenuto a falsificare la osservazione del mutamento della luna con altre osservazioni e con l’ausilio del ragionamento, Parmenide assunse come privilegiata la via del ragionamento e abbandonò il sensismo empirico a favore di una teoria del cosmo basata sulla pura logica. Il sensismo per lui si confuta da sé e il razionalismo costituisce l’unica strada per raggiungere la verità.

Il caso nel mondo non è dovuto all’insufficienza del conoscere umano ma appartiene alla più intima costituzione della materia. Secondo questa dottrina anche se l’uomo conoscesse tutte le varianti non potrebbe egualmente prevedere il futuro perché l’universo non si ripete.

Tutto ciò bene illustra il motivo per il quale Popper, che si distaccò polemicamente dalle scuole viennesi del positivismo logico e dell’empiriocriticismo di Mach, dichiari di essere un razionalista critico e sostenga che l’uomo si avvicina alla verità per approssimazioni successive, criticando e sostituendo via via le varie teorie scientifiche con altre teorie razionalmente costruite.

Tali teorie hanno sempre carattere ipotetico-deduttivo e non possono essere mai induttive come vorrebbe Aristotele.

Del resto nessuna verità definitiva e stabile può essere costruita sui dati empirici che per loro natura sono finiti, nessuna scienza può essere costruita sulle loro basi strutturalmente fragili e imperfette.

Aristotele ha introdotto l’induzione per offrire all’uomo un metodo indefettibile atto a farlo salire dai dati sensibili alla verità eterna dei principî mentre invece si può soltanto avanzare per approssimazioni.

D’altronde a eterni principî della conoscenza dovrebbero corrispondere eterni principî del reale. Epistemologia e cosmologia sono l’una il rovescio dell’altra.

Le ripercussioni di maggiore interesse e peso del pensiero parmenideo lungo i ventiquattro secoli che da esso arrivano a noi per Popper dipendono tutte dall’avere fatto della epistemologia razionalista il centro del pensiero filosofico (p. 218). Ciò ha portato all’affermazione della esistenza di un mondo esclusivamente teoretico e a un criterio di realtà dalle conseguenze incalcolabili: che la realtà sia l’invariante.

Parmenide ha in tale modo introdotto il determinismo ovvero la controllabilità e la predittività del mondo. A lui si devono inoltre la formulazione, sia pure a fini polemici, del dogma empirista (niente può stare nell’intelletto che prima non sia stato nei sensi), la distinzione tra qualità primarie e secondarie, l’invenzione del sistema deduttivo, l’introduzione del metodo della competizione tra le varie teorie e della loro valutazione mediante discussione critica.

Del massimo interesse sono infine le altre idee retrostanti (p.219) alle teorie sopra riferite:

– l’invariante non abbisogna di spiegazione e è un explicans, evidenza pura,

– la scienza razionale sta nella ricerca di invarianti,

– dal nulla non può sorgere nulla (ex nihilo nihil fit),

– l’immensa varietà delle apparenze deve avere una (o pochissime forme di) realtà dietro, il che conduce alle leggi della conservazione (a esempio, di sostanza, massa, energia),

– infine, giacché il reale rimane identico con se stesso la scienza può essere espressa sotto forma di equazioni.

Dalla teoria parmenidea che il mutamento della apparenza è governato da una realtà immodificabile discendono dunque il programma degli atomisti, la teoria continuista della materia, le teorie scientifiche della struttura della materia.

La cosmologia parmenidea sarebbe pertanto una gigantesca spiegazione del movimento; spiegazione di come il movimento è un gioco di illusioni e di come il mondo è pieno e nulla in esso può accadere.

La seconda parte del poema fisico conterrebbe pertanto la storia della «degenerazione epistemologica dell’uomo» (p. 110), dovuta al fatto che sono stati attribuiti nomi a due cose, luce e notte, anziché a una sola: la notte, la scura luna, la scura materia pesante che precede l’illusione del cambiamento.

Nei due versi finali del proemio, centrali per ogni interpretazione di Parmenide, la dea promette (nella traduzione di Popper): «imparerai che la congettura ingannevole destinata a essere presa per reale si faceva strada a forza attraverso le cose».

L’azione proibita consisteva, dunque, nell’attribuire un nome, luce, a una realtà che non esiste. Questo nome ha indotto i mortali a credere a cose che non esistono, al moto, allo spazio vuoto, e di conseguenza al movimento.

Luce è il nome proibito, il nome permesso è notte. L’essere è notte.

Facendo la lista degli opposti (p.112):

  • la luce si colloca nella colonna che elenca non essere, vuoto, non reale, cambiamento, movimento, colore, giovinezza, amore, illusione, desiderio;
  • la notte nella colonna che elenca oscurità, pesantezza, corpo, freddo, vecchiaia, morte, non movimento, materia, unico vero essere, verità permanente, immutabile, eterna.

 

Mondo reale e mondo illusorio in Parmenide e in Popper

Uno dei problemi principali nella interpretazione dei frammenti di Parmenide riguarda il rapporto tra il mondo reale (la prima parte del poema) e il mondo illusorio (la seconda parte).

La soluzione di Popper è che l’intero mondo della illusione è necessario onde spiegare che la sua completa abolizione rappresenta una scoperta.

In altri termini Parmenide viene assunto da Popper come il padre del procedimento confutatorio, avendo egli affermato che l’errore e l’illusione sono necessari alla verità.

Il rapporto tra le due parti del poema, e tra i due mondi – il reale e l’irreale -, si chiarisce nel fatto che la rivelazione è una rivelazione confutatoria, una rivelazione che ha bisogno di aggredire l’illusione per affermarsi.

La seconda parte non riferirebbe pertanto una falsità, il che sarebbe peraltro inconcepibile da parte della dea, bensì la storia della scoperta della verità.

Mentre i cosmologi di quello che Popper chiama lo«stile tradizionale» spiegano il mondo fisico con un mondo retrostante (l’archè), Parmenide inverte il rapporto: è il mondo delle apparenze che serve a spiegare il mondo della verità.

Le apparenze sono autocontraddittorie e si autoconfutano. La procedura logica adoperata da Parmenide per mostrare ciò è la reductio ad absurdum , quella che i Greci chiamano élenchos .

Tutte e due le parti del poema sono una spiegazione del mutamento, la prima ne mostra la contraddittorietà e la seconda lo descrive come gioco di ombre.

Ciò che viene confutato mediante un élenchos, e in tale modo mostrato assurdo a un determinato momento, non si può dire che prima della confutazione sussistesse oggettivamente come realtà a sé.

Se si scopre a un determinato momento che una cosa non può esistere, ciò non vuole dire che questa cosa esistesse prima della scoperta della sua non esistenza.

Parmenide risolve i problemi della cosmologia inventando la cosmologia teorica, logicizzando il cosmo, aprendo la strada alla fisica teorica (o matematica).

La procedura logica di Parmenide fa centro sulla affermazione fulminante della verità contro l’errore. Essa non ha niente a che vedere con la dialettica. In essa la realtà negata (il non essere) non viene affatto conservata ma viene abbattuta e abolita.

Per ragioni analoghe (p.148), nessun percorso logico conduce secondo Popper dalla confutazione di una illusione alla verità. Nessun ponte logico porta dalla confutazione empirica alla verità.

Al contrario, il mondo dei mutamenti della forma della luna e del gioco di luce e ombra che illude dell’esistenza del mutamento generale della natura è solamente un errore e non una verità parziale.

Se così non fosse l’illusione farebbe parte integrante della verità e il non essere parte costitutiva dell’essere.

Dalla confutazione non si passa alla verità, la nuova scoperta è semplicemente un dono, una rivelazione divina, un salto accecante.

La procedura razionale di Parmenide non va intesa tuttavia come un salto mistico.

Di certo Parmenide si presenta come un razionalista radicalissimo, che tuttavia non procede per salti mistici ma applica la reductio ad absurdum, la forza dell’evidenza, esponendosi pertanto a feconde confutazioni sempre in base alla evidenza.

Qui sta il nòcciolo della interpretazione di Popper.

Popper – da razionalista critico – è convinto (a differenza di Parmenide) che non si possano mai provare (trovare il fondamento inconcusso) le proprie teorie ma solo confutarne alcune degli avversari. Egli procede secondo il metodo delle congetture e delle confutazioni in base al quale, se si producono molte idee in competizione e si criticano in modo rigoroso, possiamo avvicinarci alla verità.La conoscenza della verità cresce in relazione al crescere dei problemi e dei tentativi di soluzione (p. 209).

Parmenide rappresenta uno dei più giganteschi tentativi di soluzione di un problema di fondo,il problema del mutamento-movimento; il suo élenchos produsse un’impressione devastante (p. 133) e offrendosi per secoli alla confutazione ha messo in moto la ricerca.

E’ questo che ha attirato Popper. Parmenide non va quindi annoverato fra gli irrazionalisti ma è il padre dei razionalisti.

Popper sottolinea la differenza tra misticismo e razionalismo; a suo avviso, con Parmenide non ci troviamo di fronte a un mistico perché il sapere dell’uomo che sa non prescinde dal mondo delle apparenze e della materia.

Giuseppe Lampis


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Nota 1Il concetto di risonanza (la interazione fra le parti elementari che costituiscono la materia) equivale a quello di simultaneità.
Quello di simultaneità è concetto della massima importanza per ogni esistente; infatti ogni oggetto o cosa o sistema in tanto esiste in quanto i suoi elementi costitutivi stanno insieme nello stesso tempo.
Per essere precisi si dovrebbe dire che stanno insieme nel tempo dal quale vengono misurati.
La stessa cosa cambia a seconda di come si muove e scorre il riferimento dalla quale la si considera: il tavolo che adesso sto osservando può essere un albero se adotto un tempo di osservazione più lento e se mi metto a una certa distanza, o invece essere le molecole del legno se accelero e avvicino il focus.)

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