Lo sciamano mediatore dell’universo L'universo nella cultura sciamanica

Annamaria Iacuele

Èdottrina antica e universale che il mondo risulti dalla tessitura di un filo divino proveniente dal sole o comunque dal Principio. Nella visione arcaica l’universo è come un grande corpo animato che agitato da un eterno movimento, muove in permanenza ognuna delle sue membra.

Lo sciamano prende il volo guidato da animali spiriti guardiani. Disegno di artista Inuit
Lo sciamano prende il volo guidato da animali spiriti guardiani. Disegno di artista Inuit

È necessario dunque che l’uomo si adoperi per mantenere il più a lungo possibile l’equilibrio e i nodi della combinazione degli elementi mobili dell’universo, il macrocosmo da cui deriva, provvisoriamente, il nostro essere quale microcosmo. Naturalmente si tratta di un equilibrio dinamico, per realizzare il quale bisogna conoscere e governare le direzioni di questi elementi.

La ricerca dei centri di equilibrio allocati nel corpo umano attestata fin dalle culture più antiche, così come le tecniche di alimentazione e di esaltazione delle potenze che si incrociano nel microcosmo individuale (dall’alchimia cinese allo hatajoga indiano), svolgono tutte, con numerose varianti, un modello primordiale di comportamento. Le linee essenziali del nocciolo più arcaico di tale modello possono essere rinvenute presso lo sciamano.

Lo sciamano lotta contro le forze centrifughe della dispersione

Nello scenario sciamanico, le cose e gli esseri del mondo sorgono da incroci e da equilibri instabili, come fossero nodi sempre in procinto di sciogliersi, a causa di una pericolosa forza centrifuga, e la salute della comunità dipende proprio dalle sue riserve di capacità di compensazione centripeta. Il problema principale è quello di attuare la realizzazione dell’integrità, il completamento che consegue all’unione delle parti effettivamente complementari, grazie a quella sapienza, la più alta e la più benefica, che sa il verso e la polarità delle cose.

La sacra pipa consegnata dalla Donna-Bisonte Bianca ai progenitori degli indiani Sioux per celebrare i riti di unione tra gli uomini rossi ed il Grande Spirito.
La sacra pipa consegnata dalla Donna-Bisonte Bianca ai progenitori degli indiani Sioux per celebrare i riti di unione tra gli uomini rossi ed il Grande Spirito.

Lo sciamano assume il ruolo di uomo mediatore per eccellenza: egli si considera erede del Primo Uomo che accettando di essere il primo a morire, e dunque, inventando (per così dire) la morte, ha introdotto l’ordine e cioè l’orientamento sensato del cosmo.
Lo sciamano ha quindi innanzitutto bisogno di raggiungere il proprio equilibrio, in modo esemplare, poiché soltanto l’essere che risulti capace di acquisire a sé ciò che gli difetta e di richiamare le forze che continuamente sfuggono può mantenere la propria integrità. Egli deve chiamare a sé le potenze che, sfuggendo, possono causare i maggiori danni nell’economia dell’universo.
Lo sciamano corre continuamente il rischio di spezzarsi e di esplodere, ma nella misura in cui riesce ad immunizzarsi da questa tendenza e a governarla può candidarsi a proteggere la comunità dal rischio della dispersione e della malattia.
L’attività dello sciamano non si esaurisce nella difesa della propria integrità e nella ricerca degli elementi complementari specificamente necessari ad essa; egli assume su di sé anche gli squilibri e le mancanze della propria comunità e addirittura del suo ambiente, sì che la compensazione che deve raggiungere risulta particolarmente ardua e complessa.

Lo sciamano specialista dell’equilibrio cosmico

Parafrasando Eliade (per il quale lo sciamano è uno specialista del sacro) si potrebbe dire che egli è uno specialista dell’equilibrio cosmico. La ricchezza della vita spirituale e l’addestramento al governo delle contrastanti spinte che abitano in lui sono le qualità che gli conferiscono la dignità di salvatore e garante dell’umanità. Per svolgere questo ruolo benefico, lo sciamano deve conquistare la massima disponibilità ad aprirsi e a ricevere, in breve a diventare “via” maestra per la mediazione e la canalizzazione degli influssi nel verso giusto.

Tamburo sciamanico con rappresentazione dell'universo
Tamburo sciamanico con rappresentazione dell’universo

A questo ruolo benefico e salutare di agevolazione della circolazione universale delle forze si contrappone un altro ruolo, malefico che consiste nel loro blocco, deviazione e inversione.

Poiché colui che detiene le chiavi per sciogliere detiene altresì quelle per chiudere (“ambo le chiavi del cor”), non desta sorpresa alcuna che accanto allo sciamano bianco operi anche uno sciamano nero.

I Bambara hanno elaborato una delle spiegazioni più acute della natura dello stregone: essi sono arrivati a ritenere che lo stregone sia uno che non ha il “doppio” (il dya), e che pertanto lo vada rubando agli altri. Egli non possiede l’ alter ego sottile di sogno, l’anima d’ombra, non ha spessore ed è “unico” senza continuità, uno spaiato ed incompleto per natura che viene attirato da qualsivoglia cosa sembri strana, insolita, singolare, sì da riconoscersi e trasformarsi di preferenza in essa.
Per i Bambara il vero danno della morte consiste nel divenire preda di una natura interattiva e distruttiva per eccellenza, imprigionati in un vicolo senza sbocco che non favorisce nessuna direzione e nessuna trasformazione, e nell’essere dunque esclusi dal circuito cosmico.
Per questa cultura, la morte assume una connotazione negativa e dannosa per colui che ha smarrito il filo centrale del processo generale e si ritrova in quello viscoso e contrastante dei suoi margini, nel verso sbagliato della trasformazione. Al contrario, per seguire il flusso vitale è necessario essere aperti, occorre essere molteplici, unirsi al proprio doppio, possedere anime mobili e vaganti che innestino con i livelli più alti della grande trasformazione generale.

Lo sciamano lotta contro le influenze nefaste

Compito primario dello sciamano è quello di purificare se stesso e la propria comunità dalle influenze nefaste. Non potendo annichilirle, dal momento che esse appartengono pur sempre a una parte essenziale dell’universo, dovrà deviarle e scaricarle su altri portatori o ricondurle in una sede più appropriata, la giusta sede, nella quale non essendo più contraddittorie non saranno più, di conseguenza, nefaste.
Lo sciamano possiede una sensibilità transumana per scovare il suo nemico, lo stregone o in definitiva il contrario speculare di se steso, l’uomo falso che non ha in dote il proprio dya; il suo sesto senso lo avverte, dalle più grandi distanze e aldilà di ogni mascheramento, di colui che ha rubato un’anima o di colui che funge da veicolo a un’influenza malefica.
L’azione sciamanica sconvolge allora la personalità negativa che si è formata con l’associazione di quelle potenze, ne estrae il potere dannoso e dopo un estenuante duello lo proietta altrove lontano.
Per non soccombere, lo sciamano deve essersi fatto a sua volta depositario, preliminarmente, di un potere tutelare invincibile e aver stretto alleanze formidabili tali da garantirgli una solidità inattaccabile dai demoni corrosivi; in altri termini egli deve aver preliminarmente appreso a uscire in senso positivo e dal verso giusto della trasformazione.

Annamaria Iacuele


Articoli correlati