Noia, ansia e creatività La creatività : ansiosa ricerca del nuovo o ripetizione del modello originario?

Giuseppe Lampis

 

Uno dei grandi problemi del nostro tempo, epoca di estrema secolarizzazione, riguarda il senso del lavoro: cioè come gli uomini attuali entrino in relazione con le cose e con il mondo attraverso il loro lavoro. Notiamo che con grande frequenza un senso di ansia si accompagna sia al fare sia al non fare, sia all’operosità, sia alla non operosità. In realtà le due condizioni non sono radicalmente alternative, ma l’una rappresenta solo un aspetto rovesciato dell’altro. L’ansia si manifesta come accelerata ricerca dell’azione nuova.

Ciò che si fa, in ogni campo, è infatti tanto insoddisfacente da sollecitare una continua fuga dallo stato presente e una corsa verso il nuovo. L’ansia è dunque legata al problema della ripetizione. Ripetizione può significare sia richiamarsi a un modello, sia riprodurre un oggetto in serie. Ma, in realtà, ogni azione, anche quella che riproduce un oggetto banale, si richiama sempre a un modello e dunque il problema della ripetizione è in sostanza quello del modello a cui si fa riferimento.

FABBRO
Fabbro che forgia i metalli, battendo con il martello sull’incudine. Figura simbolica cosmogonica del modificatore creativo. In molte tradizioni religiose il fabbro è l’assistente del Creatore, il fabbricante dello strumento divino e l’organizzatore del mondo creato. Raffigurazione dall'”Hortus sanitatis” (1509).

Un’azione veramente creativa non può che ripetere il modello del Creatore originario e ciò facendo dischiude un mondo. Tuttavia tale ripetizione non produce mai ansia, anzi uno stato di tranquillità, perché colui che agisce si unisce attraverso la sua azione al ritmo del mondo.
Ma c’è un altro modo di intendere la creatività, secondo il quale un’azione è creativa se distrugge il mondo che c’è per crearne uno nuovo. Tale azione non può che generare ansia in quanto colui che agisce per produrre il nuovo si viene a trovare così di fronte ad un mondo che viene meno, si eclissa e dunque non può offrire più modelli. L’ansia è dunque collegata alla crisi e all’eclissi del modello d’azione, al conseguente schiacciamento e abolizione di ogni gerarchia e all’inevitabile monotonia che ne consegue. 

Infatti un mondo senza più valori stabili, gerarchie e punti di riferimento è solo monotona ripetizione, un deserto angosciante. Le cose non hanno più presa su di noi, perché non sono più necessarie e potenti, ma dipendono da noi. 

Il soggetto che si erge a creatore ha di fronte a sé una sconfinata libertà che però, dal momento che sono venuti meno i modelli certi e il mondo si è svuotato di significato, diviene solo una condanna ad una corsa continua, alla continua ricerca di cose nuove, creative nel vano tentativo di fuggire la noia.
L’unica vera alternativa alla noia consiste in quella che un tempo veniva chiamata “la sana fatica”.
Le azioni, proprio in quanto continue ripetizioni di un modello originario, non producono noia ma anzi sono vissute come rassicuranti.
Esse sottolineano infatti la consonanza e l’armonia dei ritmi umani con il ritmo del mondo forte e potente della necessità che sempre è e sempre sarà.
Non tendono a distruggere il mondo, non sfociano in uno sterile e dunque angosciante nichilismo, ma in una serena accettazione e affermazione della vita.

Giuseppe Lampis

 


Articoli correlati